praga-home

di Nicola Dal Falco. Certo sono città grigie, dal passato pericolante, però cammini in mezzo a poche automobili con il cielo nelle strade, fai in tempo a scrutare la faccia dei palazzi, a interrogarne l’espressione arcigna o caritatevole. Città dove incontri lo spazzacamino, eroe senza medaglie, uno speleologo di sentimenti, dentro il nero dei camini, giù per la gola di draghi quotidiani, passando di appartamento in appartamento, di quartiere in quartiere. Città dove la birra, bevanda femminile per eccellenza, è dolce, sa spesso di mirtilli, di sottobosco e ti lega la lingua come un pugno di mentuccia; dove le cameriere del Caffè Slavia hanno occhiaie di mamma, dietro a bimbi sempre affamati e sorridenti e dove, ancora allo Slavia, c’è un signore con gli occhiali a sghimbescio che studia su un grosso volume e forse traduce un trattato di chimica dal tedesco. Sempre in questi caffè d’Europa, una o più signore con il cappello e il cappotto appoggiato sulle spalle, fumano a sazietà una sigaretta dopo l’altra, compiendo prodigi d’equilibrismo con la cenere, le dita rigide e gli occhi cristallini. A volte rompono la posizione, sospirando e pronunciano parole silenziose. Ecco, vorrei ascoltare quelle frasi larvali, buttare un’occhiata sui fogli scritti con la grafia minuta del professore, sapere chi aspetta quella ragazza che fissa oltre il vetro l’uscita del teatro dell’Opera, mentre inizia piano a nevicare.