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Treviso, Giovedì 27 Novembre. Arriviamo a notte fonda a casa di Olimpia Biasi. La mattina dopo, per noi, la casa si presenta così. Protetta da un giardino accuratamente selvaggio. Alberi, cespugli, numerose varietà di rose e fiori, piante rare, erbe officinali, spezie, ortaggi.

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Olimpia accudisce il giardino e l’orto personalmente. Una delle sue gioie. Una sana fatica fisica. L’altra è la sua arte che sento molto vicina alle mie emozioni. Così come lei. Donna bellissima e saggia. E’ un piacere starle accanto e vedere la vita attraverso i suoi occhi azzurri e i suoi occhiali colorati.

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All’interno ci sono opere d’arte, oggetti di grande valore, ricordi, spighe da salvare, pietre. Una casa di campagna vissuta con grande semplicità.

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Risale al 1600, racconta Olimpia, ed era di  proprietà di nobili che risiedevano a Venezia e qui avevano le campagne.  Vi risiedevano in estate fino all’epoca dei raccolti.

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La casa, una villa veneta minore, consta di corpo centrale e barchessa adibita alla raccolta di uva e cereali.

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La barchessa ha degli archi a tutto sesto e ora è divisa in appartamenti per ospiti temporanei. La gestisce mio figlio Tullio. La casa ha affreschi, stucchi e pavimenti ‘alla veneziana’.

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Stanotte abbiamo dormito nella Barchessa. Ci sono due appartamenti che vengono affittati per brevi periodi.

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Gli stili si mescolano distinti e omogenei al tempo stesso. Un tocco tutto Olimpia che ritroviamo nei suoi quadri. La natura, la materia, il caldo, il freddo, la luce e la notte. Il quadro accanto all’armadio bianco si intitola Notturno a Stromboli. 

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Passiamo in cucina verso le 12. Una colazione realmente chilometro zero ci aspetta. La faraona non ha nemmeno dovuto attraversare la strada…

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 … la ricotta è quella dell’allevatore qui sotto, la confettura di prugne è quella fatta da me, la zucca e le erbe sono del mio orto…

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Godiamo della sua cucina e ascoltiamo le sue ricette. Cominciamo con una Torta di ricotta, quella dell’allevatore qui sotto. Fatta con farina di riso.

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Continuiamo con la Crema di Zucca che Olimpia prepara con zenzero, erba cipollina, peperoncino, erbe aromatiche dell’orto e rametto di rosmarino.

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La faraona con la peverada è un piatto di mia nonna. Io la faccio così. Magari qualcuno la fa meglio. La faraona si cucina in padella con olio evo, aglio, salvia e vino. La salsa peverada si fa con le frattaglie dei volatili lessate, frullate con capperi, acciughe, limone e scorza di limone. Poco aceto. 

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Si serve tutto separato. A qualcuno può non piacere insieme. La faraona è ottima anche da sola.

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Concludiamo con la Crostata alle prugne. Made in home.

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Nel primo pomeriggio andiamo al Museo di Treviso a vedere la sua opera Rossosangue. Eccola fra Lucia Ercole e Maria Pia Montanari.

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Treviso è una città molto bella. Poco conosciuta purtroppo. Offuscata da Venezia a un’ora di strada. Olimpia ci fa da guida.

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Rientriamo nelle nostre case con il cuore colmo di bellezza, di profumi, di colori e di semplicità. Grazie Olimpia è stata una giornata da ricordare. Torniamo sicuramente.

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