Xilografi che incidono in grande
Milano – Si inaugura il 22 gennaio, alle 18.30, al Palazzo delle Stelline, la mostra di grandi xilografie, intitolata Eros nel chiostro, curata da Nicola Dal Falco.
Lo spunto è offerto da Olio Officina Food Festival, il quarto appuntamento del e sul mondo dell’olio, ideato da Luigi Caricato che, quest’anno, ha per tema l’Eros e l’olio. Quattordici artisti hanno accettato di dare immagine a questa relazione, affrontandola anche in maniera ironica.
Comune è stata l’idea che sia l’eros sia l’olio abbiamo, per loro stessa natura, la capacità di intercedere, di legare e all’opposto di sciogliere.
Elementi altamente nutritivi, liberi e naturali: il succo stesso della vita l’uno; semplice succo da olive l’altro.
La principale caratteristica della mostra sono le eccezionali dimensioni delle opere che partono da una matrice non inferiore a un metro di larghezza e a due metri di altezza.
Misure capaci di reggere il confronto con le volte e le arcate del Chiostro delle Stelline.
Eros nel chiostro, opere di Vitaliano Angelini, Marina Bindella, Adalberto Borioli, Elisabetta Casella, Nino Crociani, Paolo Dolzan, Paolo Facchinelli, Mirella Marini, Marco Mucha, Mariachiaria Pozzi, Luciano Ragozzino, Riccardo Resta, Alessandro Savelli, Pierantonio Verga.
Olio Officina Food Festival
22-24 gennaio
Orario: 9-21
Inaugurazione, 22 gennaio, ore 18.30
Sala Leonardo
Chiostro del Palazzo della Stelline
Corso Magenta, 61
Milano
www.olioofficina.it
www.olioofficina.com
Dall’introduzione del catalogo:
Per il secondo anno, il chiostro del Palazzo delle Stelline, ospita una mostra di grandi xilografie, grazie ai buoni auspici di Olio Officina Food Festival e del suo ideatore, Luigi Caricato.
Sembra una sfida e lo è, quella di misurarsi con gli spazi a disposizione, reggendo il confronto con le volte e gli archi, dove le opere di quattordici maestri prendono aria e corpo.
D’altra parte, il tema della mostra Eros e olio, si presta per qualcosa che sia fuori dalle righe, dalle convenzioni culturali, artistiche e merceologiche.
Diceva Plinio il Vecchio che «duo sunt liquores corporibus gratissimi, intus vini foris olei», sentenza che tradotta letteralmente dice: due sono i liquori graditissimi ai corpi, dentro il vino fuori l’olio».
I pedanti dell’aggiornamento, correggono liquori in liquidi, mentre l’etimologia parla chiaro e fa derivare liquores da liqueo: sono liquido, scorro; per i romani indicava soprattutto l’acqua sorgiva, limpidissima, ed oggi, con una totale giravolta di senso, una bevanda spiritosa.
A questo, allo spirito, basta l’accostamento, fatto da Plinio, con il vino, legato al concetto di verità. Vino e olio, scorrendo insieme, hanno fondato la civiltà mediterranea a cui apparteniamo, garantendo nella prontezza delle menti e dei cuori così come nella bellezza lucente dei corpi, quel po’ di buono e di bello che aiuta a vivere.
Pertanto, se l’olio è un liquore, qualcosa che scorre libero, puro, non può essere paragonato che all’Eros, scritto con la maiuscola qualora gli si riconosca, a ragione, un’azione costante nella natura e nella società.
Ma, come insegnano i maestri, eros senza anima non può che trasformarsi in una forza incontrollata, alienante e perversa fino al paradosso di mostrarsi ripetitiva, provocando l’effetto contrario all’eros, che è vita.
La risposta può, e a ragione, offrirla l’arte, l’unica che tratti eros ad armi pari, da amante innamorato.
Ecco, dunque, quattordici artisti che, con qualche eccezione, hanno raccontato a modo loro l’eros-olio, accettando che la loro impresa partisse da una matrice non inferiore a un metro di larghezza e a due metri di altezza.
Nicola Dal Falco