… in Fiera. Nulla è cambiato fuori e dentro questa Fiera che è vecchia: entrate singhiozzanti ai parcheggi, marciapiedi impraticabili perché o pieni di macchine o pieni di fango. Per fortuna, una volta che si riesce ad entrare (vecchia anche dentro confermo), il problema si rimanda alla sera quando raggiungere l’autostrada o l’hotel diventa un’impresa ciclopica.
A parte ciò, Vinitaly ‘s’ha da fare’. E’ come quando si va ad un matrimonio o a un funerale. Incontri tutti quelli che devi, vuoi o ti capita di incontrare.
La città di Verona, il centro, merita sempre una visita. Gode di un fascino immutato nel tempo.
Questi  ultimi Vinitaly sono affollati di giovani, coppie o gruppetti. Per giovani intendo dai 18 ai 25 anni. Li ho notati perché nelle edizioni di 5/6 anni fa, età media 40anni, incrociavi solo agenti di commercio, importatori, direttori commerciali, cuochi, osti, enotecari, distributori, produttori, operatori con valigetta tipo/fiera o trolley, giornalisti/e e bellissime, misteriose donne tacco 12.

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Ora il tacco 12 è un cult nel mondo del vino: una goccia di Amarone Zenato si è trasformata in un raffinato pois rosso vermiglio per la nuovissima decolleté in seta Mantero della designer Paola d’Arcano. L’ho vista. Bellissima. Voglia di Cenerentola.
Eccomi dentro Vinitaly. Travolta dalla gente. Dai baci e dai sorrisi. Per passare da un padiglione all’altro il tempo è indefinito, diluito o condensato. Dire a qualcuno: ci vediamo fra un’ora può voler dire fra tre o fra 15 minuti.

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Azzardo una tappa in Franciacorta. C’è un imbuto umano. Ma fanno la fila davanti ai bagni? Immagino di no. Attivo i privilegi e mi faccio venire a prendere. Ogni tanto si può fare. Adoro il pinot nero e sono curiosa di assaggiare il nuovo prodotto del mio amico Mario Falcetti. 

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Il nome mi piace, si chiama l’Acchiappasogni. Profuma di lui, intendo di Pinot nero, è delicato, un po’ nascosto. Mi accende la memoria: viaggi in Borgogna, un’ultima pierrata a Parigi.

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Scendo con la scala mobile mentre dei ragazzi, diciamo leggermente allegri, fanno salti metallici e rumorosi sui gradini. So’ ragazzi, che ci vogliamo fare?
A Vinitaly, davanti a tutte le entrate/uscite, ci sono quelli che fumano, come in ogni Fiera che si rispetti. Il mio naso, che sta ancora godendo del pinot di prima, cambia subito prospettiva olfattiva. In cerca di aria. Che non manca. C’è un vento!
Ad un certo punto vengo colta da un attacco di nostalgia. Mi reco allo stand di Villa Bucci. (Ho festeggiato i miei 40anni con un Villa Bucci del ’92 servito da un quarantenne Alessandro Scorsone…)

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C’è Claudia, la nipote di Ampelio Bucci. Claudia, compagna di tante avventure eno-gastronomiche. Rimembriamo ridendo, degustando la riserva 2010. Coerenza è la prima parola che mi salta in mente. Ampelio è stato il primo vero verdicchio della mia vita.

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Prima di congedarmi mi fermo nello stand Pasqua, in Veneto. Alcune amiche mi stanno aspettando per festeggiare i 90anni dell’amarone Pasqua. Un altro dei miei vitigni preferiti.

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Brindiamo e ci raccontiamo le ultime avventure. Siamo tutte on the road, con fatica, ma on the road. Un bacio ad ognuna e via verso il parcheggio…

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