13 Maggio, Roma. Hosteria Edmondo.
La mia cena selvaggia.

Conosco abbastanza bene i pregi della selvaggina. Sono carni delicate e saporite. Prive di grassi. Scrivo abbastanza bene perché mio marito era un cacciatore. Non pentito. Ha riposto il fucile per tanti motivi, me compresa.

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Sandro Tomei,  selezionatore di artigiani del cibo (così si definisce e visto che ho avuto il piacere di conoscerlo aggiungo umile selezionatore, che è un complimento) ha organizzato con la collaborazione di Manuela Mancino (giovanissima, appassionata professionista) e Francesca Tomassetti (patron dell’ Hosteria Edmondo) una cena con i volatili pregiati della Dispensa del GranDuca. Per saperne di più cliccate qui. 

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Nella cucina di Edmondo regna Maria Elena Zappaia. Cuoca di poche parole e di ottimo palato. Sandro, per l’occasione si traveste da secondo. Si guidano l’un l’altra ed i piatti escono disinvolti. Mentre la cucina è tutta un fermento. Prima della cena io e Francesca ci facciamo fotografare da Fabrizio Fazzi, un altro palato allenato del gruppo.

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Le altre foto di questa notizia sono di: Roberto Cimini, di Ramona di Meola (le ho rubato quella degli spaghetti a fine notizia) e di Andrea Foodwineadvisor che ha colto il dolce rilassamento fine tensione di Elena e Damiano qui sotto, che è riuscito a rendere bello anche Sandro e che ha reso possibile questa notizia che vive del racconto e delle foto dei piatti!

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Comincio dalla fine con gli applausi (Manuela Mancino è a destra) sulla sinistra Damiano Esposito, il cameriere equilibrista di posate e bicchieri insieme a Margherita, ed Elena a cui scappa un sorriso. La tensione è calata. Ma tesi perché? L‘Hosteria è piena, non che di solito non lo sia, ma una cena così particolare non accade tutte le sere.

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Sandro, nella foto qui sopra, passa fra i tavoli come uno sposo (so che ride se lo scrivo) premuroso. Il primo piatto che assaggiamo è la fagianella lessa con riso pilaf cotto nello stesso brodo.

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Sono al tavolo con Roberto Cimini, per cui non mi azzardo a fotografare e con una giovane coppia di ragazzi che, definisco, acculturati. Mi piace. Sia la compagnia che la fagianella.

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Questo viene direttamente dalle mani di Sandro. E’ un fuori programma poco gradito. Poco perché troppo poco: un delicato paté lavorato con le interiora dei volatili destinati alla cena cucinato alla toscana maniera.  La prossima è la carne della pernice rossa, più pregiata di quella grigia (c’è sempre qualcosa da imparare!) con cioccolato fondente e ravioli di patata viola.

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Da golosa come sono mangio solo la pernice… tanto accanto a me c’è sempre chi si sacrifica.

anatra-corpoLe due cotture dell’anatra, per essere precisi è un incrocio fra il germano reale e l’anatra muta, sono da manuale. Il petto sulla piastra e le cosce al forno. Noi abbiamo bagnato la carne rosata con dell’ottimo olio evo (vi dirò nelle prossime notizie). Sotto la classica vignarola romana.

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E’ mezzanotte passata. Mi sorprendono due spaghetti, i miei grandi, con pomodoro e basilico. Il pubblico si offre volentieri al bis. Buonissimi! Grande Elena brava.

Il giorno dopo, per penitenza io e Sandro siamo andati a trovare i ragazzi di iVegan. Anche di questo vi racconterò…