Squilla il mio privato ed è Carlo Nappo. Succede un mese fa. ‘Noi ci siamo conosciuti ad un evento si ricorda?’ Rispondo ‘Possibile, ne facevo e ne faccio anche ora tanti’ ‘Sono a Pordenone e vorrei lavorare con lei.’ Poi passiamo subito al tu. Carlo mi ha fatto venire in mente, solo sentendolo al telefono, una parola: coraggio. Il destino ha voluto farci incontrare ancor prima di quanto potevo immaginare. Carlo è il cuoco imprenditore, insieme ad altre due soci che si chiamano Vincenzo Cioffi e Antonio Palumbo.
Gestisce una cucina che produce un incalcolabile numero di piatti. Alla Catina a Pordenone che è anche pizzeria. Aperta a pranzo e a cena ha quel fascino del tempo sospeso sia dentro che fuori. Il neon dell’insegna lo dimostra. All’interno è articolata in sale più o meno grandi tutte avvolte in legno biondo che porta dentro di se il segno, indelebile, di voci, suoni e rumori di piatti. Si sente che tante anime gaudenti sono state sedute a quei tavoli.
Mentre escono dalla pizzeria che è separata dalla cucina come separata è la pasticceria curata da Giuseppe Delli Gatti e separato il reparto gluten free (visto con i miei occhi), pizze ben fatte croccanti con una sorta di filo di ‘panni stesi’ che sono fette sottili di grande prosciutto del luogo, Carlo mi ‘stordisce’ con una serie di piccoli assaggi che fanno parte del suo ‘menu degustazione’ (da chiedere esplicitamente se andate alla Catina a Pordenone .) Qui sopra c’è un carpaccio di mezze maniche condito con freschezze agrumate.
Perché ho scritto la parola coraggio? Perché Carlo Nappo è un cuoco con giacca bianca e mano gentile. Molto audace nei contrasti. Mi ha colpito l’uso che fa del pomodoro crudo. Quello che noi usiamo per le insalate. Una bella fetta di pomodoro che fa da strato o base a qualcosa che ha sapore acido, dolce, consistenza morbida e croccante. C’è coraggio nei suoi piatti in una attività che macina numeri. Coraggio nel dire: ‘Sacrifico dei margini importanti nel foodcost per dare alla mia clientela sempre il meglio che posso. Che si tratti di spaghetti al pomodoro piuttosto che una pizza’.
Mi stupisce con questi Trucioli di Gualtiero Marchesi con crostacei e zafferano lavorato col montasio.
Ho usato la parola coraggio per lui soprattutto dopo che mi ha raccontato che prima di tutto nella vita ha scelto di diventare padre. Un padre giovane. Poi cuoco con la luce che gli brilla negli occhi. Vorrebbe fare tanto di più. Per me è un esempio di come si possa fare, con grande fatica (e chi lo nega?) qualità e ottima cucina anche in un posto che ha sempre espresso ed esprime grandi numeri. I clienti lo riconoscono e si vede. Qui sotto siamo in foto di gruppo con da sinistra: Giuseppe Delli Gatti, Carlo mio marito, Vincenzo, Pierpaolo Pagotto la mia guida friulana immancabile, Carlo Nappo ed io.
Se siete a Pordenone e prenotate alla Catina dite subito al cameriere sommelier che volete assaggiare il ‘menu degustazione’. Farete felice Carlo e sarete felici voi. Tanto una croccante pizza bianca tonda e al piatto ve la porta lo stesso mentre degustate un ottimo Franciacorta alla mescita.
Perché Catina? E’ un nome di donna…
Ne ho altre di cose da scrivere di lui. Questa è solo la prima puntata.