Bacche di faggio
Ieri ero a Bologna, al 15 ° Festival della Cucina Italiana, organizzato, sempre con la grazia che la contraddistingue, da Elsa Mazzolini. Con la mia amica ‘naso’ Hilde Soliani e la mia astrologa Daniela Nipoti. Chi stava meglio di me? Protetta da profumi e stelle?
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Prima del Premio Galvanina (ricordate che lo presi anch’io nel 2013?) c’è stato un ‘esilarante, direi ‘sbellicante’ show cooking di Gianfranco Vissani. Era tempo che non lo incontravo. Così sono stata, piacevolmente, coinvolta a raccontare di lui. Al Ristorante Vissani e a tutti i pranzi ‘fuori Baschi’ ho mangiato piatti con ingredienti incredibili e incredibilmente abbinati. Il pubblico ride e assaggia mentre volano bacche di faggio essiccate. Con queste bacche, buonissime, Gianfranco ha riempito dei ravioli fatti di una pasta quasi trasparente. Non c’è che dire: Vissani è Vissani!
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Fra il pubblico, coinvolto come me, c’è Gino Angelini. Uno dei cuochi italiani più conosciuto negli States. La sua Osteria Angelini a Los Angeles è frequentata dai vip più vip che si possono nominare. Pensate che ha rimandato a casa Brad Pitt e signora perché non avevano prenotato. A parte il gossip, Gino vanta, come Gianfranco, un’esercito di allievi sparsi nel mondo. Che si sono ritrovati ed hanno cucinato con lui in una serata senza paragoni. Ve lo racconto dalle pagine di Tychemagazine.
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Bacche di faggio elette a simbolo di cosa ci riserva il futuro. Mangiate italiano e nostro. Fate piatti semplici e fatti bene. Urla Gianfranco e affronta argomenti che scottano riguardo la professione del cuoco e riguardo l’Italia intera. Il pubblico si infervora e iniziano discussioni interne. Mi viene in mente l’ultima volta che sono stata romana, a fine ottobre. Una degustazione semplice semplice ma buona buona. Ricette della tradizione e pubblico felice. Leggete qui.
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Il profumo di questi rigatoni all’amatriciana ha riempito l’intera Enoteca dei Principi. Belli e luminosi. E’ proprio vero che la pasta unisce e disimpegna. Ce lo conferma anche Roberto Perrone dal sito Perrisbite. Dove raccoglie e racconta delle sue scorribande in giro per l’Italia. C’è anche quella della fine della scorsa estate a Portonovo. Con i moscioli di Marcello Nicolini, i vini scelti da Tiziana Forni e i trucioli di Gualtiero Marchesi. Un ricordo pieno di sole!
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Prima di farvi venire la stessa acquolina in bocca del pubblico di ieri sera a Bologna, mentre Vissani scolava ravioli minuscoli, prendiamoci una pausa con il pezzo del nostro Nicola Dal Falco ha dedicato alla Contrada Mosè: Agrigento – In fondo a una strada siciliana, c’è, più spesso di quanto si possa immaginare, un posto come questo. Un luogo di campagna e di famiglia, un luogo a volte turrito, oppure no, con aie, archi e cortili, quasi abbagliante di pietra calcarea o intonacato, dove si intuisce che il vero destino degli isolani è coltivare la terra e solo dopo, eventualmente, affrontare il mare…
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Torno indietro di qualche giorno. Ma torno sempre a Bologna. Ho conosciuto Chef Montagnè. Al secolo, nella sua vita vera, Marco Montanari. Marco è un colto signore che non fa il cuoco ma si diletta, direi con grande bravura, ad inventare ricette e a organizzare corsi. Così, complice Bruno Damini, che ci ha fatto da gancio, io e le mie paste siamo state protagoniste di una serata singolare. Per precauzione, scherzo!!, io, un cuoco vero, me l’ero portato, Paolo Paciaroni.
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Da sinistra Marco Montanari, Bruno Damini, Paolo Paciaroni e l’ultimo dei tre piatti che Marco ha creato per l’occasione, spaghetti alla carbonara delicata con tocchetti di coda di rospo. Sotto trucioli mantecati con creme fraiche e gamberi rossi, i panini di Marco ripieni di polpo e salsa bourguignonne e mezzipaccheri con ragù di panocchie e julienne di melanzane.
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Dopo gli ultimi avvenimenti globali si vive con una pesantezza nel cuore che fa fatica ad andare via. Ma come hanno scritto diverse amiche, molto più qualificate di me, noi continuiamo a fare cose e vedere gente, tanto per citare una rubrica di Elsa sulla Madia. Provando a noi stessi che anche le bacche di faggio sono commestibili e buone. Cucinate da Vissani, però!
Alla prossima!
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