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La collana smALLbooks dell’editore Cinque Sensi torna a Natale con il titolo smALLhome.

A cura di Raethia Corsini e Laura Lombardi. Per acquistare cliccate qui.

Si tratta di un’antologia di racconti scritti da autori noti e non noti, tra questi anche alcuni architetti e designer, che attraverso la loro testimonianza personale confidano il loro rapporto con il sentirsi “a casa”. Un ricco mosaico in cui la famiglia mono, scomposta, ricomposta, italiana, straniera, o mista, offre uno sguardo curioso e profondo sulle opportunità e sulle difficoltà connesse alla propria trasformazione e, di conseguenza, dei propri spazi e modi di abitare.
Anche quando una casa non c’è più.
Storie di “famiglie a geometria variabile” vissute da genitori, da figli, o da attenti osservatori coinvolti affettivamente. Storie attuali e storie passate.
Un piccolo assaggio qui sotto:

Un mondo di cinque stanze, a Firenze, Lilli Bacci

Ogni camera si offriva alle madri con figlio dotata di un letto singolo, un lettino per bambini, un tavolo-scrivania, alcune mensole sui muri. Tutte identiche, tutte con quei suppellettili anonimi e “da ufficio” in finto legno tipici delle strutture pubbliche, che sembrano ignorare il possibile apporto terapeutico dell’abitare.
Ci addentrammo nelle camere deserte (le madri con i loro piccoli erano impegnate fuori) e nella vita che se ne poteva dedurre.
Scoprimmo che ogni stanza era un mondo, e che c’era sempre almeno un oggetto che spiegava chi abitava quel mondo.
Per il resto lo spazio era normalmente ordinato e diviso equamente con il piccolo Luca, bastava vedere le mensole: una per la madre, una con i giochi del figlio. C’era un piccolo televisore con antenna. Guardando vicino alla scrivania c’era anche un manifesto di una modella in due pezzi. Pensai ancora: «Un desiderio? O forse un ricordo del carcere? Quell’appendere al muro le immagini ritagliate dalle riviste che diventano un collegamento con la vita “fuori”.»
Mi affacciai sul terrazzo comune. Stendini e giocattoli erano appoggiati al muro. Due sedie e un tavolino, con sopra due posacenere usati. La prospettiva dall’alto del Cortile delle Donne voluto da Brunelleschi metteva in risalto la sua perfezione architettonica. Pensai infine che questo stesso magnifico cortile lo aveva visto esattamente così anche la piccola Agata Smeralda in compagnia della sua balia. Agata Smeralda, con Afia, Sebastian, Hego, Luca e Ahmed concedevano una pausa, un momento di relax e di chiacchiere a quelle mamme sole, un momento unico e prezioso per sognare un futuro diverso guardando dai tetti il miracolo del Cupolone.

La casa sotto l’albero, Pierluigi Bacci

– Ti piace? Vedi, è tutta bianca e gialla, non so perché ma ora mi piace il giallo, e a te?
Silenzio. Si capiva che quel discorso non la incantava, e che di quella casa non le importava nulla. Che non capiva perché, tutt’a un tratto, riversavo su di lei tutta quella confidenza. Intuiva che stavo incartando nella stagnola colorata, come un cioccolatino al latte, la mia intenzione di “abbandono” (così, sicuramente, lei viveva quella casa e tutta questa storia).
– Guarda che cucina, e che forno! Domani si viene qui e ti faccio delle lasagne al forno che non ti immagini nemmeno!
– Domani vado con i nonni a mangiare al ristorante. – Mi ricordò.
– Bene, bene! Ho ricevuto tanti regali!
– Anch’io ho qualcosa per te… Ora sono a Puno sul lago Titicaca!
– Titicaca? Ma che vuol dire?
– Vuol dire “puma blu”, mi hanno detto, poi a casa te lo spiego e ti faccio vedere le foto! Buon Natale, buon Natale a tutti!
“ A casa” le ho detto, “ci vediamo a casa”, e anche per lei voleva dire la “mia casa”.
Eppure l’avevo capito che le mancavo. Almeno a Natale contava più la mia assenza che la mia presenza. Ma in quella casa, da solo, i giorni prima e dopo Natale, non li avrei mai passati. Avrei progettato chissà quali fughe per i giorni di Natale. Lontano, più lontano, ancora più lontano. Con te nel cuore, piccola A. Ma non sotto l’albero di Natale.