Eccomi con Alessandro Scorsome e Enrico Baldin durante una bella serata romana da Atlas Coelestis.
Enrico Baldin, padovano di origine, è sempre stato un grande appassionato di vini, passione che si amplifica anche grazie a Nadia, la sua compagna di vita.
Enrico si occupa di ingegneria naturalistica e ripristino ambientale; nel suo lavoro adotta un sistema chiamato “idrosemina”, che consiste nell’utilizzo di una particolare miscela di prodotti naturali, tra cui un mix di sementi selezionate, con cui il terreno viene seminato e fertilizzato, ed è proprio grazie al suo lavoro che arriva in Champagne.
Tutto ha inizio quando viene ingaggiato da alcune aziende vinicole del Chianti Classico per applicare il sistema dell’idrosemina in alcune vigne; in virtù dei brillanti risultati ottenuti nell’inerbimento dei filari, viene notato da un piccolo vigneron francese della regione dello Champagne.
Inizialmente titubante, non sa se accettare o meno l’incarico a causa delle ridotte dimensioni del lotto interessato, ma poi si convince più per passione che per denaro e si reca a Le Mesnil sur Oger, nel cuore della Còte de Blancs. Un villaggio classificato al 100% nella classifica dei cru ed uno dei soli diciassette che può fregiarsi della denominazione Grand Cru su un totale di 319.
A Le Mesnil sur Oger incontra il proprietario di un appezzamento di terreno di soli 7 ettari, stretto tra 2 colossi dello Champagne, Krug e Salon.
Enrico capisce che il Vigneron è solo un conferitore di mosto e null’altro; stupito, indaga, approfondisce e scopre una realtà che lo appassiona sempre di più.
Costui è anche proprietario di una cave, ideale per l’affinamento di questo nettare degli Dei.
A questo punto, affascinato e travolto dagli eventi, decide di mettersi in gioco: crea una cantina e ristruttura la cave del suo ormai amico francese, di cui è riuscito ad ottenere la fiducia e a convincerlo della bontà della sua impresa.
Trascorrono due anni di grande e duro lavoro, ma di enormi soddisfazioni. La produzione procede, il sistema adottato da i suoi frutti in una terra meravigliosa, che Enrico ama definire “un oceano di vigne”, ammirandola dall’alto del suo personale pensatoio, protetto alle spalle da un suggestivo bosco.
Dal suo osservatorio privilegiato, sogna, ma ne vede all’orizzonte anche la concreta realizzazione: l’ambiziosa produzione di uno champagne dall’animo italiano.
Non siamo ancora al lieto fine di un lieto evento, la storia continua …