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Rieccoci con la storia di Enrico e Nadia.

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Abbiamo una vigna, una cave, una cantina ed un gran prodotto, ma soprattutto tante avversità da affrontare in una terra straniera ed ostile.

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La prima vera complicazione nasce quando la coppia, dopo circa 2 anni, si tanto c’è voluto per decidere il nome del loro eccezionale Champagne, presenta la bozza per l’etichetta della prima Cuveè; il problema sembra quasi insormontabile: nonostante si fossero attenuti scrupolosamente alle linee guida, l’etichetta viene bocciata dal CICV (Comitè interprofessionnel du vin de Champagne) con la motivazione dell’inesistenza di una Maison storica, denominata Encry.
Una breve parentesi: Encry nasce dalla combinazione di Enry, come Enrico viene chiamato dagli amici e la C di Champagne.

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Torniamo a noi: quando Enry e Nadia ormai pensavano di essere spacciati e di dover abbandonare quel tanto agognato sogno, ecco che arriva un vero e proprio coup de théâtre; al suo amico vigneron viene in mente che i propri antenati, nel lontano 1917, crearono la Maison Blanche Estelle, la cui registrazione al CIVC non è mai stata sfruttata.

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La Maison viene prontamente ceduta a Nadia che vanta antenati di origini francesi e l’azienda prende il nome di “Blanche Estelle”, in etichetta troveremo Veuve Blanche Estelle dove “veuve” sta a significare letteralmente, vedova.
Nel 2004 tutte le avversità sono alle spalle e con la prima vendemmia nascono la prima Cuvée, il Brut, ed il primo millesimo, il 2004, entrambi Blanc de Blanc, da uve Chardonnay in purezza.

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Nel 2010 la presentazione ufficiale al pubblico, al Merano Wine Festival.
Nel 2011 nasce una nuova Cuvée, il Rosato, denominato Grande Rosè, da uve 95% chardonnay e 5% pinot nero, proveniente da un altro Grand Cru, quello di Bouzy.

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Questi prodotti stanno raccogliendo un gran successo, ma Enrico, non pago di tutto ciò, decide di lanciare lo Zero Dosage, prodotto di estrema eleganza, senza aggiunta di zuccheri al Degorgement (sboccatura), fatto rigorosamente a la volée, cioè a mano.

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Un’altra caratteristica di Encry è un’attenta agricoltura biodinamica, anche se non dichiarata, ma perfettamente in linea, ovviamente, con le idee ed il rispetto per la natura di Enrico.
Potrebbe sembrare superfluo aggiungere che tutte le fasi della produzione, dalla raccolta (del resto non potrebbe essere altrimenti con un sesto di impianto di 10.000 ceppi per ettaro) al Remuage e al Degorgement, sono svolte rigorosamente secondo tradizione e quindi manualmente, ma è importante darvi rilievo quale esempio di produzione in cui la sostenibilità viaggia di pari passo con la qualità ed il successo.

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Ed ora auguro a tutti vuoi un gran 2017 ed un bel brindisi con il vino più elegante ed intrigante al mondo, uno Champagne si ma dall’animo italiano “ENCRY”.

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