Domenica 19 Marzo.
La Mariette festeggiano da Elide Pastrani e Flavio Cerioni la Festa del Papà. Al centro dell’attenzione c’è Elide, la sua cucina e le sue mani benedette. Per fortuna nostra (Flavio scherzo e lo sai) Flavio parla poco. I protagonisti del pranzo sono loro. Siamo qui tutti insieme, le Mariette sono arrivate con un tipico pullman da 60 posti, per celebrare, in religioso silenzio, i gamberoni dell’Adriatico. Un cult della Lanterna. Sono appena bolliti. Arrivano in tavola con sale grosso e pinzimonio, per chi vuole condirli, con forbici e tenaglie per chi non vuole usare la mani.
Ma il piacere più grande è usarle, tanto si lavano e poi sono le nostre, e non condirli.
Sono buonissimi così.
Ho il privilegio di stare a tavola con Elsa Mazzolini e Verdiana Gordini (la Marietta con la emme maiuscola). Beviamo un ottimo Franciacorta. Lantieri ci accompagna dagli antipasti ai gamberoni tenendo il passo con grazia e eleganza. Tondo, morbido, avvolgente.
Se le zampe delle sedie potessero parlare! Incrociamo le menti e i pensieri in una conversazione che, come Lantieri, ci accompagna a tutto pasto con grazia, eleganza, complicità e condivisione. Ragioniamo con gioia e critica costruttiva di questo ‘nostro mondo’ eno-gastronomico.
Un conviviale, all’ora di pranzo in una calda giornata di Marzo. Sto bene.
La sedia fra me e Elsa è riservata a Flavio che, ogni tanto appena può, ci degna della sua presenza. All’inizio ci toccano, e ne siamo felici, i pani e le pizze di Elide. Così talmente delicati e golosi che aprono il nostro stomaco allegramente.
Il primo antipasto si chiama la Pizzaiola di Pino. Dove per Pino Flavio intende Pino Cuttaia. Uno dei miei cuochi preferiti. Un grande signore della cucina. La versione di Elide è con il salmone.
E si fa amare subito.
Su un piatto nero e quadrato ecco comparire altri tre antipasti. Il lato estetico vuole la sua parte e se la prende tutta. Sono filetti di triglie su misticanza, polpo e patate con finocchetto selvatico, una ‘nuvola’ di panino con pomodori e alici fresche. Assaggiamo e facciamo vincere, all’unanimità, il panino! Sublime nella sua assoluta semplicità.
Adesso siamo pronte per il famoso fritto di paranza di Elide, un altro cult qui alla Lanterna, ma Flavio ci ha preparato una sorpresa. Tanto lui fa sempre così. Non è mai abbastanza, non è mai troppo buono. Sempre di più e sempre meglio. E fa bene perché una parmigiana di mare come questa non l’avevo mai mangiata. Accanto c’è un trancio di baccalà e croccanti sfoglie di patate.
I sapori e i profumi si mescolano con i colori. Una cucina vivace, piena di sole, di calore.
Guardate che meraviglia questa frittura. Soffice e asciutta. Sgranocchiamo come fossimo tornate bambine. Cominciando ad usare le mani…
Elsa adora questa pasta e finalmente la provo anch’io. Si chiamano, in dialetto, cresc’tajat, letteralmente crescia tagliata. In realtà non è proprio così. E’ un piatto della cucina povera che coniugava mare e monti all’arrivo della primavera. Si fa con la polenta avanzata, attenzione non con la farina di polenta, che viene impastata con un po’ di farina bianca, stesa e tagliata grossolanamente. Gli altri ingredienti sono le favette senza buccia, perché molto più dolci, dei dadini di pomodoro che servono per dare colore e non ‘fanno sugo’, scampetti sgusciati e cotti dalla mantecatura della pasta, aglio, olio extravergine e finocchietto selvatico. Consistenza e sapori decisi. Un piatto che definirei coraggioso.
Gamberoni! Sono commoventi, sanno di mare vero e pulito. Scivolano sinuosi dal loro carapace. Pasticciare con le mani e con la bocca è un rito solenne. Che ci unisce. Finiamo con un dessert che fa tanto ‘dolce di casa’. Ma non lo svelo ora. Alla prossima! Brava Elide applauso meritato! E bravi i tuoi giovanissimi aiutanti. Un onore per loro avere una tale Maestra.