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Un invito all’Albereta non si rifiuta mai. Laura Camilli, la nuova responsabile divisione e catering che si chiama AtCarmen di Carmen Moretti e Martino de Rosa, ha parecchie buone nuove da raccontare. Così invita Elio Ghisalberti e Monica Ranzi. Casualmente sono a Brescia e vado anch’io. Sono curiosa di conoscere e ‘mangiare’ Fabio Abbattista (nella foto qui sopra con Elio) lo chef del nuovo Ristorante Leonefelice.

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La serata vale il doppio (grazie Laura!) perché c’è anche Franco Pepe. Volto conosciuto su questi schermi. Ottimo amico. Franco è la mia pizza preferita. Ma cosa ci fa Franco Pepe all’Albereta? Lo scopriremo strada facendo.

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Nuovo è anche il banco del bar e nuovo il barman. Laura ci intrattiene con delle bollicine di Bellavista mentre a Monica, diversamente bevitrice come dice il nostro amico Carlo Hauner (diciamo dannatamente astemia!) viene preparato un ‘finto’ mojito che sembra vero.

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Fabio Abbattista è molto più giovane dei suoi quarantanni. E’ discreto, quasi timido. Nella sua vita passata ci sono due maestri Alain Ducasse e Michel Roux. Una breve tappa a Milano, a Unico ed ora eccolo qui. La sua terra, la Puglia, gli ha insegnato il sacro rispetto della materia prima. I suoi maestri come trasformarla e renderla sublime. Cominciamo.

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I finger qui sopra sono poggiati su tronchi di betulle. Ci hanno fatto impazzire la cecina con i filini di mortadella e la polenta soffiata con maionese di polpo e polpo.

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Questo boccone è una delizia di carciofi fritti e lumachine.

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Con questa cialda di sedano rapa e mela ghiacciata su mela verde e gambero crudo e maionese capiamo tutti che Fabio ha una sensibilità molto profonda.

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La Ranzi esulta quando capisce che questo risotto è fatto con il berberè. Una miscela di spezie che conosco bene visto che mia cognata viene dall’Eritrea. Un risotto buonissimo!

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La cottura di questa triglia è una meraviglia. Croccante fuori e tenerissima, quasi cruda, dentro. E’ accompagnata da una rotolino di finocchi. In cucina sono in 17. Giovani, entusiasti. Felici di essere lì.

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Si mettono dietro il piano di lavoro pronti per la classica foto di gruppo. Manca qualcuno. Come vedete sono solo 9. L’agnello qui sotto è cotto a bassa temperatura e poi grigliato. Accanto ci sono patate e una salsa all’aglio che Monica trova ‘disagliata’. Sa di aglio ma non sa di aglio.

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Il dolce, infine, è un Monte Bianco destrutturato dall’aspetto spettacolare. Dal sapore spettacolare.
Fabio Abbattista ci hai convinti!

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Ma torniamo all’amico Franco Pepe. Forse pochi sanno che le farine usate per le sue pizze sono bresciane e si chiamano Piantoni. Fanno un lungo viaggio fino a Caiazzo e si trasformano nelle celebri creazioni di Franco.

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Un legame con la Franciacorta così forte da fargli aprire una ‘succursale’, La Filiale di Pepe in Grani proprio all’Albereta. La pizza all’Albereta? Si ma quella di Pepe.

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Mi pavoneggio un po’ con i miei amici perché io questa pizza con pomodorini gialli datterini, mozzarella, scaglie di Grana Padano e pomodorini rossi essiccati l’ho già assaggiata. Vi ricordate con Ilde?

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Il vento di novità all’Albereta vanta ben due ‘Eoli’ eccellenti. Due motivi in più per fare una lunga sosta di qualche giorno. Perché ci vuole qualche giorno per gustare il menu di Fabio Abbattista e le pizze d’autore di Franco Pepe.