di Antonio Stanzione.

Periodo di degustazione per la guida Vinibuoni d’Italia edizione 2018.
Dalla Franciacorta al Lugana, passando per Canale a degustare il metodo Classico italiano e la Valpolicella per poi terminare il tour enologico del nord Italia in Lugana.

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Circa 1500 vini degustati, rigorosamente coperti; varie le aziende vinicole visitate, a partire dalla Franciacorta: Colline della Stella (Andrea Arici), Villa Franciacorta, Uberti, Arcari & Danesi e Solo Uva, a Canale l’azienda Negro, promotore ed inventore della denominazione Roero Arneis che tante soddisfazioni sta dando ad una terra, quella piemontese, già molto conosciuta per i suoi vini.

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Breve rientro a Roma dove iniziano i lavori per il Lazio, per poi ripartire alla volta della Valpolicella dove visitiamo le aziende: Zenato, Marchesi Fumanelli, Albino Armani e Zymē. Le visite terminano in Lugana con un astro nascente della viticoltura della zona,  Montonale. Non vi parlerò dei vini che mi hanno colpito, né tantomeno di quelli che sono arrivati in finale o di quelli che mi hanno deluso, ma mi soffermerò sulle persone incontrate e le aziende visitate.

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Partiamo da Andrea Arici e la sua Colline della Stella, piccola realtà a conduzione familiare; Andrea insieme con sua moglie Anna fanno vino per passione, solo 60.000 le bottiglie prodotte e sapete per far cosa?
Cito Andrea Arici: “Faccio vino per mantenere il mio hobby più dispendioso, fare il contadino”.

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Passiamo a Villa Franciacorta, qui i numeri cambiano, siamo infatti dinanzi ad un’azienda che produce 300.000 bottiglie, bellissima la cantina e tutto il borgo di proprietà, maestosità ed eleganza allo stato puro.

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E che dire di Uberti? Grandissime persone, famiglia stupenda ed accoglienza strepitosa, cura maniacale dei dettagli e vini accomunati da tanta eleganza.

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Arcari & Danesi e Solo Uva insieme a Giuseppe Vezzoli, genio e sregolatezza per gli inventori di questo metodo che prevede una rifermentazione degli spumanti senza l’aggiunta di zuccheri esterni a quelli dell’uva. Come fa a rifermentare il vino? Facile, ma solo a parole, basta aggiungere il mosto.
Di corsa si torna a Roma, ci sono i vini da vitigni autoctoni del Lazio ad aspettarci, tante le conferme e anche qualche bella sorpresa.
Si riparte, è ora di tornare al nord, in Valpolicella; stando in zona non poteva mancare una tappa alla Borsa di Valeggio, a Valeggio sul Mincio, per degustare quei fantastici tortellini famosi in tutto il mondo.
Siamo pronti ad iniziare dai grandissimi vini di questo lembo di terra non lontano dal lago di Garda.

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Che dire di Zenato, azienda che ha legato il suo nome in maniera indissolubile all’Amarone, anche e soprattutto grazie al grande Sergio che ha saputo trasmettere ai figli la sua stessa caparbietà e lungimiranza.

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Azienda Marchesi Fumanelli, grande stile contraddistingue la tenuta ed il suo proprietario Armando, ma non solo stile, anche nobiltà e soprattutto ospitalità, Armando ed il suo staff sono maestri in tutto questo.

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Passiamo da Albino Armani, che spicca per modernità e panoramicità di una cantina altamente tecnologica, la pulizia nei vini ed il panorama mozzafiato della sala degustazioni fanno il resto.

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Chiudiamo da Celestino Gaspari di Zymē, che comincia la sua carriera alla corte di un monumento dell’enologia veneta, Giuseppe Quintarelli, per poi approdare presso tante altre aziende della zona e non solo come consulente. Oggi è il proprietario della Cantina Zymē, la cui particolarità è di non avere un vino di punta, perché  la qualità media è talmente alta che si fa fatica a trovare un vino che spicca sugli altri.

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Ci spostiamo ora in Lugana e al suo consorzio a Peschiera del Garda; altissima la qualità media di questi vini, approfittiamo per visitare un astro nascente dell’enologia della zona, Montonale, cantina all’avanguArdia per tecnica di costruzione e vinificazione, il tutto nel pieno rispetto della natura e con un occhio sempre puntato sull’alta qualità dei vini.
Dopo una puntatina su Treviso alla manifestazione Bolle, bellissima festa dedicata completamente alle bollicine italiane e non solo, si parte dal metodo Martinotti o Charmat per passare al Metodo Classico e terminare la serata con gli Champagne.

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All’indomani sveglia presto, si torna a Roma, dove ad attenderci c’è ancora una appendice del Lazio, il Frascati DOCG, più tutti i vini da vitigni autoctoni delle Marche.
Con il finire di quest’ultimo giro di boa, finiscono anche le nostre degustazioni, siamo stanchi, un po’ appesantiti per i tanti stravizi, ma tutto sommato contenti, come diciamo sempre è un duro lavoro ma qualcuno lo deve pur fare e chi meglio di noi è votato al sacrificio?!
Ho trascorso due settimane importanti, tanta palestra, ma non solo. Ho avuto il piacere di conoscere tante persone e diverse realtà di questo fantastico mondo dove la natura e l’uomo si incontrano per allietare il palato,  curare l’anima e stimolare le menti.

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Ringrazio particolarmente due dei miei compagni di sacrificio, nonché coordinatori regionali dei Panel di degustazione di Vini Buoni d’Italia, Alessandro Scorsone e Alessandro Brizi. Un saluto anche a tutte le persone incontrate e che mi hanno accompagnato lungo questo straordinario percorso.

Un ringraziamento particolare al Presidente del Consorzio del Franciacorta DOCG Vittorio Moretti, al Presidente del Consorzio della Valpolicella Andrea Sartori, al Presidente del Consorzio del Lugana DOC Luca Formentini, al Presidente del Consorzio Tutela vini Frascati Paolo Stramacci e a Mario Busso di Vini Buoni d’Italia; grazie per l’ospitalità e per il lavoro di tutti i componenti dei vari staff, che ci ha consentito di svolgere il nostro compito nel migliore dei modi.