Ebbene sì, sono soddisfatta di me e di come ho condotto la presentazione del libro di Raf De Feo, Rossini:l’armonia dei sensi. Quando mi ha inviato il copione avevo capito l’entità culturale e artistica dei contenuti. Ma Sabato 4 Agosto, abbiamo fatto le prove e le mie ginocchia hanno cominciato a tremare. Poi, la professionista che è in me, ha preso il posto della Carla dubbiosa e intimorita che pensava solo: sarò all’altezza? Certo che sì.
Con gli attori, narratori Mara Marcantoni e Luigi Sica entro subito in sintonia. In armonia con Sergio Bosi al clarinetto e Riccardo Bartoli al pianoforte. Con Sergio Bosi nasce quasi una fratellanza. Anche lui nato in piazza Federico II a Jesi come mia nonna Agnese, anche lui vissuto tanti anni a Pescara, come mia nonna Agnese. Lei l’esperta delle opere di Rossini.
Aprite le orecchie alla musica e venite con me nello spettacolo…
Inizia De Feo con i ringraziamenti di rito a protagonisti e sponsor e presenta me che devo presentare lui. Racconto di un altro marchigiano illustre, Nazareno Strampelli e del suo Senatore Cappelli, ed entro nel vivo della giornata. Dedicata a Pellegrino Artusi e denominata #ciboitalianonelmondo.
La domanda allo scrittore è:
“Che tracce hai seguito per scrivere un trattato matematico filologico sul grande Rossini?”
“Mi sono estraniato da qualsiasi aneddotica più o meno rappresentativa e sono andato dentro nella storia come quando entri in un castello e si aprono tante porte una dopo l’altra...” “… per ricucire le tracce del costrutto gastronomico rossiniano sono partito proprio dall’imprintig della sua terra natia…” “... vale la pena, a beneficio di una maggiore chiarezza, accennare ad alcuni aspetti caratteriale che ne chiariscono la figura partendo proprio dal Rossini adolescente…”
Luigi Sica: Giovachino Antonio Rossini nacque a Pesaro in via del Duomo mercoledì 29 Febbraio 1972…
Da qui in poi Mara Marcantoni e Luigi Sica interpretano testi del libro e leggono missive autografate. Siamo con il giovane Rossini a Venezia. Bosi e Bartoli eseguono magistralmente Fantasia sul Mosè di Domenico Mirco, un compositore veneziano ai tempi di Gioachino.
“Sarà a Venezia” racconta poi Raf “che Rossini scopre l’osmazome, l’essenza di glutammato monosodico, uno degli aminoacidi più diffuso nei cibi. A questa scoperta di un umami antecedente il nostro compositore dedicherà gran parte della vita.”
A questo punto dello spettacolo Mara racconta la celebre ricetta dei maccheroni napoletani e dell’incontro fra Rossini e Alessandro Dumas. Argomento che riprendo io facendo notare che all’epoca i formati di pasta erano molto pochi, vermicelli e candele o mezze zite o maccheroncelli che Rossini amava riempire con la siringa. Molto più recenti sono invece cannelloni, schiaffoni e paccheri. Nati per sfamare con la loro fattezza cicciotta e gaudente il popolo affamato. E non c’era ancora il pomodoro. O meglio c’era ma veniva solo essiccato e conservato male Dovranno passare ancora molti anni perché sia possibile usarlo per la pizza.
“Ma non parliamo di pizza! Altrimenti Raf si altera. Parliamo invece di tartufo?”
“… il tartufo sta a Rossini come il cacio ai maccheroni cacio e pepe…” Segue il carteggio fra Gioachino e il suo pusher di tartufi, che adorava, Giovanni Vitali.
Sono queste tracce epistolari le fondamenta su cui poggiano le ricerche di De Feo.
Mara e Gigi tornano a raccontare di Rossini e Dumas e dei sontuosi pranzi allietati da musica e vino.
Più volte ho detto durante la rappresentazione che questo libro APRE LA TESTA. E lo consiglio vivamente ai miei amici cuochi. Soprattutto ai giovani. Adesso tocca a me l’ingrato compito di ricordare al pubblico che il 27 Settembre l’ONU deciderà sul bollino nero da assegnare ai cibi che sono il simbolo della dieta mediterranea. I cibi tanto amati da Rossini sottolinea De Feo.
Che, continua, saranno sostituiti da surrogati artificiali ottenuti con la chimica.
“Siamo in mano a poche multinazionali che si divido il potere. ” Mi viene da dire.
” Noi italiani potremo solo difenderci inserendo a menu il parmigiano reggiano con il bollino nero e mangiando orgogliosi prosciutto di Parma incriminato.”
La tanto evitata pizza Rossini o alla Rossini ci serve per aprire una nuovo capitolo/polemica che appoggio volentieri, riguardo il fatto che Pesaro esalta il Rossini genio compositore e sottovaluta il Rossini gastronomo.
Chiudiamo subito questa polemica tornando a parlare dell’investigazione sottile che ha fatto De Feo per raggiungere questo risultato di scrittura.
Riassumo così come ho capito e sono certa di aver capito bene.
E’ partito dai luoghi cari a Rossini, dagli episodi narrati da amici celebri, dalle commande che venivano scritte e date ai cuochi in cucina. Da qui è andato oltre ad indagare su dove, come, quando e perché. Una ricerca di stampo cartesiano che arricchisce il libro di ricette narrate e assolutamente reali.
Tanta bella musica ha deliziato i numerosi spettatori, più di 150, scritta da musicisti vissuti ai tempi di Rossini e che gli sono stati molto vicini. Ad esempio Stefano Golinelli, direttore dell’Accademia di Bologna quando la seguiva il grande Maestro.
Di lui abbiamo ascoltato Morceau de Salon n.1 e n. 2 con il grande clarinetto di Sergio Bosi.
Siamo quasi alla fine e c’è una sorpresa. Entra in scena una bellissima modella, Camilla Rupalti che indossa un abito di Gloria Bellardi, giovane stilista pesarese, e un gioiello al collo. Creato dalla Rovere Gioielli e dedicato a Rossini. Si chiama La Pietra del Paragone.
Il tutto su consulenza di Raffaele.
Finiamo alla Rossini e quindi in bellezza! Prosciutto affettato a mano, salumi formaggi, confetture e marmellate di Sigi e grandi vini, quelli di Alessandro Moroder.