E’ il primo e l’unico aggettivo che mi viene in mente dal verbo travolgere in senso figurato. Che sia esuberante, pieno di energia positiva lo sapete già. Che sia molto bravo e scoppiettante in cucina anche questo lo sapete già. In molti più qualificati di me hanno scritto di lui. Lui che non è un solo lui. Ma sono tanti. Quale Dario Picchiotti preferite? Io preferisco quello che nel ristorante affollato di clienti attenti e esigenti si gira rivolto alla compagna Giada Berri e le dice a voce alta: “Ma quanto sei bella oggi?” Quello che appena si accorge che la mia sedia ha un minuscolo strappo sulla spalliera si precipita a sostituirla ed io faccio finta di niente.

Io e Mamo Dal Piccolo a San Giovanni in Persiceto il giorno prima

Sono con Mamo Calanca, di cui vi ho già parlato. Esistono gli agenti di commercio e poi esiste Mamo Calanca. Un gentiluomo come pochi. Che mi ha sopportata allegramente per due giorni. E non è facile. Mi stanco anche io a volte di me. Ma parliamo del mio pranzo all’Antica Trattoria Sacerno. Cominciamo con un fuori menu. E’ una Panzanella con spuma di prezzemolo e alice marinata. “Ho scoperto che la fa anche Mario Ferrara e prima di me. Ma lui l’alice la mette cruda. La mia è cotta.” e con la Pizza di gamberi vegetariani di cassetta mista (si dice così?).

Primi sapori e immagini nette. Decise. Comincio a farmi travolgere? Ancora no. Ma ci siamo quasi. “Mangi poco. Ora ti sistemo io.” Corre in cucina e ritorna veloce con questa Forchettata di tagliatella di calamaro.

Accecante nel suo piatto trasparente. Tutto tono su tono. E i toni di alzano.
Ma è con Il Polpo scottato, cavolo cinese e gelato al chimichurri che inizio a subire una sorta di sottomissione travolgente. Mi scatta un senso di dipendenza totale e ho bisogno di mangiare un altro piatto. Di mantenere l’ansia bella che Dario mi trasmette con la sua presenza.

Cosa avrà messo nel gelato al Chimichurri” domando a Mamo accanto a me. Picchiotti ha anche un altro dono, fra i mille che ha, riesce a leggere nel pensiero. “Ci ho messo di tutto.” Risponde ridendo. “Quello che ci va.” E poi: “Ma la vuoi assaggiare la tua pasta? Uno dei formati che preferisco sono gli spaghettini. Se dici ai clienti spaghettini si ritraggono ma dopo l’assaggio concordano con me.” Noto che i colori dei piatti si alternano. O sono tono su tono, quasi monocromatici, o hanno tutti i colori del mare e della terra. Come questi Spaghettini, panna alici, cetriolo e ostriche.

Il cetriolo è tagliato sottile in senso longitudinale. E’ una pasta fredda travolgente. Che non basta mai. Racchiude tutti i Picchiotti che volete immaginare. Uno per boccone.

Il vino che ha scelto Mamo per me tiene botta e regge con grande dignità. Molto buono. Ve lo consiglio. L’ultimo piatto, la Seppia con fegato grasso al torcione, misticanza e ghiacciata di cipolla rossa mi invita a rilassarmi. Ormai sto navigando piacevolmente a vista dentro una tempesta rassicurante. E vi ho detto tutto. Almeno spero.

Mi piace tanto tornare bambino. O forse non sono ancora cresciuto? Adoro il Borsci San Marzano sulla crema” E passa di tavolo in tavolo versando e profumando l’aria.

Giada non è sfiorata minimamente dal vortice che invade la sala ogni qual volta Dario esce dalla cucina. Seria, professionale, riservata. La osservo bene. Lei lo guarda come Lui guarda Lei, travolto dalla passione.

Mamo ci fa una foto finale che servirà per il podcast di radioserena.net. Perché sono riuscita a registrare una puntata che andrà in onda il 2 Luglio. Ci siamo interrotti una decina di volte. Come potete immaginare.