Chiacchierando un giorno con la carissima amica Maria Elena Curzio, fondatrice e Presidentessa dell’Associazione Cuoche a Domicilio, mi è balenata l’idea di dare, anzi ridare, al nostro italiano giorno della Commemorazione dei Defunti, la sua giusta dignità e la sua vera storia regionale.

Lele, così la chiamano gli amici, ha colto la palla al balzo e ha convocato l’alta dirigenza della sua associazione.

Con gioia e soddisfazione partenopea vi portiamo in viaggio per tutta l’Italia e poi, alla fine, ci fermiamo nelle Marche strizzando l’occhio alla Puglia. Grazie per la collaborazione a Mara Palanca, Antonio Di Guglielmo e German Scalmazzi. Buona lettura.


Quando un bambino, la sera del 31 Ottobre, busserà alla vostra porta ripetendo la frese dolcetto o scherzetto sta ripetendo un’antica tradizione comune ai bambini sardi, siciliani, campani, romani, milanesi, toscani. Dicendo sumortu mortu, ossa rimuortu si consolano le anime dei defunti offrendo loro doni come dolciumi per far affrontare al meglio il loro lungo e faticoso viaggio lontano dai vivi. La zucca scavata ed illuminata risale a tradizioni greche ed è il simbolo di questo periodo perché ricca di semi, simbolo della fertilità e prosperità dei raccolti, la luce che possa illuminare il cammino delle anime. Il significato di questa festa è un augurio di vita, e con racconti e tradizioni lasceremo le tavole imbandite ed illuminate, in modo che le anime dei nostri cari si rifocillino ed il loro ricordo ed insegnamento rimanga nella parte più segreta e calda del nostro cuore.

LAZIO POMPEA BIANCHINI
Era consuetudine, il Primo Novembre, dei bambini di Ventotene raccogliere la cera dalle candele sulle tombe dei propri cari che veniva sciolta e messa nelle canne con lo spago portandole in giro per le case per ricevere in dono I Morticelli, dolcetti di frutta secca. Però si rientrava presto la sera. A Ponza nella notte tra 1 e il 2 i bambini lasciavano sotto il letto dei genitori delle scarpe una dalla parte del papà una dalla parte della mamma, poi la mattina tra amici si chiedeva chi dei defunti, parenti del papà o della mamma fosse stato più generoso. Tra i dolci tradizionali di Gaeta ci sono le Tortanelle, ciambelline fatte anche con farina e mosto impastato e poi fatte bollire nel mosto.

TOSCANA , MASSA CARRARA, ELISABETTA CARLI
La tradizione di preparare collane di castagne lesse e mele, le Sfilze i CODANA D’BADOTI, le preparavano le nonne ed i bambini le indossavano per la festa del Ben dei Morti. Ricordava il Rosario e chi si incontrava diceva: me la fa dir un ave maria? E prendeva una castagna dalla sfilza.

LOMBARDIA NUCCY DOSSENA.
Nel cremasco, nei giorni dei defunti, faceva molto freddo la nonna Maria al mattino molto presto andava con i figli alla messa per i defunti e poi per pranzo preparava una minestra Salamelle e Fasulin de l’oc. Dato che era anche periodo di macellazione del maiale. Faceva anche la Minestra di fagioli, strutto salamelle cipolla salvia rosmarino concentrato di pomodoro, accompagnata dalla polenta.

MARIA PIA PONTRELLI PUGLIA.
A Terlizzi (BA) troviamo le quarticedde , una pagnotta preparata e consumata durante il giorno dei morti. Si tratta di un quarto del peso del pane, farcito con ricotta forte, tonno o alici salate, condite con pepe e peperoncino.Veniva portata alla messa delle tre del mattino dedicata ai defunti e benedetta. Poi i contadini la mangiavano. La scelta dei sapori forti era quella che, il devoto, mangiando del fuoco ( cibo piccante), lo sottraesse al defunto che era immerso nel fuoco, dandogli sollievo. A Manfredonia, la sera prima del 1 Novembre, sulla testiera del letto dei bambini venivano appese delle calze di lana e riempite di dolci dai genitori, che invece dicevano fosse stato fatto dai defunti per far mantenere in loro vivo il ricordo. Famosa la festa chiamata FUC ACCOSTE in cui si decorano zucche e si accendono falò per le strade dove si cucinano carni alla brace. Gli avanzi poi si raccolgono e vengono messi negli angoli della strada. Serviranno ai morti che quella notte che passano in processione.Ogni famiglia poi decora le zucche Cocce Priatorie e le mette dietro le finestre.

Ricetta regina della puglia è il Grano dei Morti -LA COLVA che è ricco di simbolismi. Il vino ed il grano rappresentano la rinascita, la melagrana il sangue e la fertilità, come il fuoco, la noce il simbolo di vita e di morte.

SARDEGNA Annalisa Atzeni
Annalisa quando veniva la festa dei morti si sentiva una bambina sfortunata, perchè viveva in campagna, e non poteva uscire come gli altri bambini che andavano in giro gridando ANIMEDDAS (anime dei defunti), e le padrone di case regalavano, dolcetti, melagrana, qualche moneta e tutto veniva conservato in una federa, e poi i bambini si dividevano il bottino.
Invece a casa di Annalisa, venivano i nonni con i nonni in onore delle anime, si accendeva dal 31 al 2 novembre i LANTIASA, ciotola con olio con al centro gli stoppini, per illuminare il cammino dei defunti e la casa era inondata dall’odore dei PAPASSINOS che si regalavano ad amici e parenti e che che si mettevano in un cesto insieme al pane al centro della tavola apparecchiata per le anime che sarebbero venute a trovarci.
Regalare dolci e pane, condividere, in nome delle anime, condividere una ricetta per ricordare i nostri affetti e quando si sente il profumo di questi dolci si pensa a quanto è grande il dono che abbiamo ricevuto, esempio di condivisione, ricchezza spirituale, rispetto.

SICILIA ASSYA D’ASCOLI
In sicilia sono i defunti di famiglia a regalare un sorriso ai bimbi con un giocattolo o un dolcino, ed i bambini non temono questi morti che tra la notte del 1 e il 2 vagando per le strade del paese, visitano le case dei familiare per accettarsi che stiano bene.e lasciano doni ai bimbi, come avere paura di chi ti vuole bene?i defunti venivano ricordati nella loro immagine più viva, sorridente, in festa. Come tendere un filo colorato tra chi c’è stato e chi è rimasto. Il dolce caratteristico sono Le Ossa dei Morti dolcetti a forma di ossa di morti, ricoperti da glassa di zucchero.

CAMPANIA MARIA ELENA CURZIO
Napoli è una città che dialoga sempre con l’aldilà. Che si fa dare i numeri in sogno, che adotta le Capuzzelle dei defunti per rivolgere preghiere, e come non si può non festeggiare la festa dei defunti se non con un dolce buonissimo, IL TORRONE DEI MORTI, dolce tipicamente di consistenza dura, ma che in questo caso veniva fatto morbido perché in omaggio ai defunti che non avevano i denti. È un dolce che si trova in tutte le pasticcerie e che è molto colorato perché altre che al cioccolato, può essere al caffè, alla nocciola, con la frutta candita e secca. Torrone che si taglia a fette di forma trapeziodale per ricordare la cassa da morto, ora è stato sostituita la forma con un semicerchio. L’origine di questa ricette è di Castellammare, e la tradizione vuole che nel giorno dei morti siano i fidanzati a regale questo torrone alle fidanzate. Infatti in origine era anche fatto a forma di cuore, ma sempre morbido, e sopra c’erano delle scritte sia d’amore, ma soprattutto molto osé. Questo per esorcizzare la paura della morte con la sensualità legata alla vita.

Ingredienti
Cioccolato fondente per lo stampo meglio in silicone, fatto sciogliere e versato per formare la camicia, messo in frigo, poi preparare il ripieno con crema di nocciole cioccolato al latte, fondente, nocciole, o mandorle o pistacchi, e o canditi riempire lo stampo e far freddare poi tagliare a fetto dopo averlo sformato.

German Scalmazzi
La mia nonna racconta che il giorno dei defunti era per la famiglia una festa, si apparecchiava con la tovaglia buona, si invitava tutta la famiglia, e si cucinavano i piatti che piacevano ai cari parenti che non ci sono più, quelli che a loro tanto piacevano e quelli che si preparavano insieme, non era tanto la ricetta, anche perché si facevano cose di tradizione, come i vincisgrassi, il potacchio, il pollo alla cacciatora. Ma era che si ricordavano episodi vissuti con chi non c’era più, si ricordavano gli insegnamenti, le cose fatte, le risate, le ricette che avevano insegnato.

Mara Palanca
Ricetta il Pan Nociato, ricetta tipica di Porto Recanati che una signora anziana ha dato al papà di Mara in dialetto. Questa preparazione durava due giorni, e mentre le donne facevano il pan nociato gli uomini pescatori, ritiravano le lo barche sulla sabbia e le coprivano con la bambiara scura.
Il pan nociato è una ciambella salata.
Fatto dalle donne in casa e poi ci si metteva d’accordo con il forno del paese per infornarlo, che era preso d’assalto per garantirsi il posto migliore nel forno , per la migliore cottura.
Procedimento
La sera prima mettere in un contenitore di coccio un kg di noci, 200 gr di pinoli, e uva passerina, 350 gr pecorino, 200 gr di pangrattato, una grassa presa di sale, pepe e cannella.
Per l’impasto ½ kg di massa del pane, 4 kg di farina, 2 bicchieri di olio e sale. In una ciotola sciogliere un etto e mezzo di lievito con acqua mettere la massa del pane e mescolare con un po’ di farina, lasciare lievitare tutta la notte. La mattina dopo prendere 50 grammi di lievito scioglierlo nell’acqua e poi buttarlo mescolando alla pasta che ha lievitato la sera prima. Aggiungere la farina piano piano, l’olio sale e amalgamare tutto poi alla fine unire il condimento preparato prima nel contenitore di coccio. Tagliare la pasta in tante pagnotte, metterle in una teglia oliata e far lievitare ancora un po’. Poi correre dal fornaio che adesso tocca a lui.