Avete presente il solito percorso di degustazione guidato dal professionale sommelier di turno? Bene, dimenticatelo. Il Viaggio che parte dal libro di Mario Soldati e arriva fino al libro di Davide Eusebi e Otello Renzi, come dice Beba Marsano, vale il viaggio e la sosta. Cellulari spenti, desiderio di silenzio. Altrimenti il vino non parla e non riusciamo ad ascoltarlo.

Un libro da leggere con il bicchiere in mano. Pagina dopo pagina. Ieri mattina, dalle 10 e 30 alle 12 e 30 ad Accademia Chef’s, i due hanno realizzato uno spettacolo fatto di pause, di suspance, di riflessione. Abbiamo sfatato falsi miti, tipo roteare il bicchiere in aria, abbiamo imparato che il vino si annusa più volte. Gli si fa prendere aria. Si beve più volte e si mastica.

Così il vino, quello vero, racconta la sua storia e, come in tutte le storie, ogni capitolo ha un contenuto diverso. Davide e Otello hanno trovato aggettivi e paragoni inusuali documentati e sperimentati più volte. Hanno chiesto aiuto alla poesia, alla letteratura, alla natura, al ricordo, al futuro. Per il vino che verrà.

Abbiamo cominciato con le Marche, con la Lacrima di Morro D’Alba, vitigno unico al mondo, dell’Azienda Filodivino. Il testo che accompagna la degustazione parla di violetta, di grassa rosa rossa, di tenue visciola, di viril mirtillo, di ribes pensieroso, di frutto fresco, di incenso, di prugno selvatico e di maturo fiore di garofano. Al suon della campanella, come a scuola e come in chiesa, troviamo questi odori al naso e in bocca. E altri ancora. Perché, come dice Renzi, un vino vero non finisce mai di parlare. Per la seconda bottiglia siamo in Piemonte con la Berbera dell’Azienda Segni di Langa. In questo caso Eusebi si fa prendere per mano da Cesare Pavese. Entriamo e usciamo dalla ‘Luna e i falò’. Siamo in vigna la sera con un cane. Nel buio cerchiamo la luce. La luce del buio fra profumi di frutti di bosco, caccia, piuma, liquirizia e cacao. Si scopre la nota acidula della Barbera, vediamo chiodi di garofano e torniamo bambini con le ciliege sotto spirito di nonna. Con un tannino finissimo risaliamo dal fondo della botte, in apnea, per tornare a veder la luce. Che vi avevo scritto all’inizio? Nulla a che vedere con nulla di già visto.

Per l’ultimo vino i personaggi di Pirandello non sono più sei ma molti di più e se aspettiamo ancora un po’ diventano una folla. Vrignolo Igp Sicilia 2018 del Feudo Tudia a Castellana Sicula. Un vino che divide. C’è il sole, c’è il teatro, c’è la mora, la marasca, il sidro di prugna. C’è il pino cembro, la ciliegia nera dentro la confettura chiusa nella dispensa del Feudo, al buio. Al sorso è balsamico come la lavanda. Il timo punge e lascia echi di legno e di sandalo. Poi arriva la vaniglia che con dolcezza apre le porte al mirto. C’è mineralità terrosa, ferro. La rosa rossa viene rapita dal barbaforte e sboccia lasciando profumi vertiginosi. Da brivido. Arriva anche la viola che accompagna nel cammino del tannino il pino mugo, il sandalo, il rooibos con la sua radice e la ciliegia nera gonfia di umore estivo. Brilla ora una luce intensa nel Feudo che svela la sua grande passione per la vigna.

I tre bicchieri con i tre vini vengono annusati e assaggiati più volte e ogni volta ci regalano un’emozione nuova. Alla fine Valerio Giovannozzi con Laura Assenti e Noemi Ciabattoni, fanno un miracolo. Spaghetti Cappelli con menta, limone e pecorino. L’abbinamento perfetto. Il naso e il palato sono un dono da esercitare in silenzio. Grazie Otello e Davide per quello che state facendo. Vini Veri, Roberto Morello un’altro bel colpo per la crescita culturale degli allievi di Accademia Chef’s. Alla prossima!!!
