Ci capita spesso di fermarci per un saluto e una preghiera sulla tomba di Nazareno Strampelli al ritorno da Roma. Rieti è nell’interno e si raggiunge, curva dopo curva, in circa mezz’ora. Sono le 14 e 30 quando arriviamo. Il sole è bollente ma all’entrata i fiorai ci sono già. Scambiamo due parole mentre scegliamo una pianta fiorita con tante Dalie, dicono che sono resistenti al calore dell’estate. “Non viene quasi mai nessuno sulla tomba del professore. Qualche settimana è scoppiata una polemica su FB e così, credo il Comune o l’Istituto, hanno fatto portare una composizione floreale voluminosa. E’ ancora là. Potrete vederla dopo.”

Non ho letto alcuna polemica e poco mi importa. Carlo prende anche 7 garofani bianchi e si mette a dare una rassettata alla tomba come fosse quella di un parente stretto. Fa sempre così. Lo osservo e mi commuovo. E poi non è vero che non ci sono fiori.

La composizione della polemica è ancora bella. Piantine grasse e mazzi un po’ appassiti la circondano. In ricordo di Nazareno e Carlotta che è sepolta qui con il marito, mi passano sotto gli occhi le ricerche che feci per il regista Giancarlo Baudena per il film, Il Mago del Grano, dedicato alla vita e alle opere del grande genetista. Il più grande e geniale al mondo nella sua immensa umiltà. Andiamo via felici. Accaldati quanto basta.

Una lunghissima e brutta strada, fra le montagne dell’Appenino, ci fa svalicare passando per Arquata. Vi ho risparmiato foto. Sarebbero state immagini troppo forti. Qui il terremoto c’è ancora. In tutti i sensi.