L’Alalunga è un migrante senza soste,
un fortissimo nuotatore, un autentico errante,
pari al tonno rosso, ma più piccolo.
Nel Mediterraneo, di solito, il suo peso non supera
i dieci chili per un metro di lunghezza.
È dal suo gran correre che le pinne pettorali
si sono allungate, sono diventate quasi ali, conferendogli un’aria corsara. Mentre preda, capita di vederlo saltare fuori dall’acqua, trascinato nella foga dell’inseguimento.
Tutto questo moto fa sì che la muscolatura
e il sistema circolatorio siano ben sviluppati
al punto che la temperatura corporea supera quella dell’acqua in cui nuota.
Il dorso è tinto di un blu acciaio, i fianchi sono d’argento vivo. La pinna caudale termina con una pennellata bianca mentre le pinnule superiori virano al giallo.
Per contrasto, la carne è di un colore
che si avvicina al rosa antico, regalandogli
il soprannome di tonno bianco. Corse e carni eccellenti, con un minore contenuto di grassi,
ne fanno un campione difficile da domare
quando è preso all’amo.
Un combattente che lotta, scarta improvvisamente e s’inabissa come un sasso.
La sua fame è legata all’epopea delle acciughe, al loro ingegno geometrico.
Le acciughe fanno il pallone/ che sotto c’è l’alalunga/ se non butti la rete non te ne lascia una… – ripete la canzone.
da Glosse di mare, pesciario inedito
del Mediterraneo
@cienfuego73