Se un giornalista (e anche uno scrittore) dovrebbe usare il dono della brevità, la capacità di spremere il succo e non di fare bucce, per un grafico, qualcuno che si occupa soprattutto di loghi, rimanere essenziale è un dogma.
Definire più che rifinire in modo che l’immagine di un prodotto, un’impresa, un evento, dica la storia e lo scopo.
Ci sono grafici che abbondano, scambiando a volte l’icona con l’ornamento, e grafici che insistono con l’effetto minimal, finendo col ripetere più o meno la stessa sequela di segni. Alla terza categoria, quella cioè di chi si mantiene sobrio e al centro tra le due tendenze, c’è, a mio parere, Luana Gravina, il cui studio si trova al numero 115 di via Mariannina Schininà, a Ragusa.
È uno studio in cui entri per una porta che si affaccia su una strada semplice. Qualcosa che si adatta, perfettamente, alla titolare e agli spiriti tranquilli e produttivi. E pensare che, a un certo punto, Luana aveva addirittura meditato di abbandonare il mestiere, ma poi con una perseveranza “siciliana” e intrinseche qualità ha continuato fino a issare la propria insegna indipendente.
Idealità e metodo
Alla domanda su quale sia lo scopo ultimo della grafica e che metodo applichi, Gravina risponde così: «Ciò che penso della grafica in senso ideale influenza anche il metodo. Credo che il mio compito sia quello di aggiungere bellezza al mondo a differenza di molti che mettono al centro la visibilità e il marketing, scambiando così un obiettivo e un mezzo per il senso ultimo del progettare.
«Quando riesci nell’intento di fare qualcosa di bello, ottiene di solito un risultato durevole e migliori anche la tua vita».
«Il passo fondamentale – sottolinea Luana Gravina – è di mettersi letteralmente nei panni del cliente e di accontentarlo. Prima del progetto in sé c’è la persona. Un approccio che deriva dal bisogno di costruire relazioni, mettendosi all’ascolto degli altri. Mi nasconderei dietro un dito se non sottolineassi che questa scelta trae spinta da un’educazione e una pratica cristiane, amplificate dall’adesione al Movimento dei Focolari. Più del settanta per cento del mio tempo lo dedico alla cura del cliente e meno del trenta per cento alla parte creativa.
«Direi di più: nei miei undici anni di lavoro, di cui sette in agenzie altrui, ho capito che puoi essere un ottimo grafico, ma se non sei capace di stare con il cliente, di tenerlo per mano, di curarlo appunto, non sarà un lavoro brillante a fare la differenza. Ammetto che per me la soddisfazione maggiore viene proprio da questo aspetto, propedeutico al lavoro e ricchissimo dal punto di vista umano. «Normalmente, il cliente non ha idea di cosa vuole e si vede con gli occhi con cui vede i propri concorrenti. Un atteggiamento che porta fuori strada, perché gli preclude la possibilità di riconoscere e investire nella propria originalità. Per fortuna, il 99 per cento dei miei clienti ha un prodotto di qualità da proporre che aiuta a lavorare intorno all’identità».
«E poi, finalmente – continua Luana Gravina – dopo una ricerca assillante sull’argomento, conoscendo meglio l’interlocutore e approfondendo quanto già è stato fatto, tra la fine del pomeriggio, la serata e spesso la notte in bianco arriva il lavoro solitario, creativo. Io parto da qualche schizzo che trasferisco subito sul computer, elaborandolo piano piano. Un po’ come nei sogni, l’idea si precisa, esce dall’ombra come se fosse stata sempre presente».
Portfolio di lavori
Per sfogliare il portfolio di Luana Gravina basta cliccare qui:
«Tra i lavori che considero più rappresentatici – spiega Gravina – citerei Dare to Care che mi ha permesso di varcare i confini dell’Italia e anche dell’Europa; Fulgaro la gioia più grande di questo progetto è stata la notizia che la t-shirt realizzata per Luca Fulgaro è arrivata a mani speciali; Masseria Ventosa non solo per le linee geometriche, ma anche per le figure nate dall’unione tra inchiostro e pennello; Roberta Sortino un modo diverso di guardare un settore già saturo di identità visive banali e la gioia di sapere che la cliente si è tatuata il logo sulla caviglia. Segno che lo sente suo fino all’epidermide».
Qualche nota biografica
Luana è di Enna e nasce in una famiglia che ha dimestichezza con la pittura. Eppure, quando avrebbe voluto fare il liceo artistico, fu dirottata su un più efficiente istituto socio-psico-pedagogico, da cui apprenderà comunque una certa sagacia e duttilità nei rapporti con il prossimo. Sta di fatto, che compiuti i diciott’anni, Luana fa domanda per entrare nell’Esercito e ci riuscirebbe pure se non fosse per la mancanza di un paio di centimetri in altezza, norma, abrogata poco dopo. Oggi, forse, avremmo avuto un maresciallo in più e, invece, scartata dalla leva, Luana entra nell’Accademia di Belle Arti a Catania, trovando quella parte di sé su cui costruire un futuro.
Se frequentate i suoi social, scoprirete un’altra vena creativa, quella del canto e della chitarra, sulla scia della mamma, insieme a cui ha realizzato un cd, incidendo sei brani inediti. E, infine, c’è posto anche per una Kawasaki ER 6N, 650 di cilindrata, quando non è impegnata nell’ennesimo torneo di tennis.