Era il 7 Maggio, Gallipoli era tiepida e profumata. Villa dei Fiori anche. Il cuoco Antonio Raffaele e l’uomo che divulga cultura di cibo e di vino, Gigi Santoro, hanno pensato di saltare due anni di isolamento e tornare indietro nel tempo quando la vita era carica di bellezza e voglia di stare insieme. Lo scopo? Ricominciare da dove eravamo rimasti. E anche meglio. Fra gli ospiti lo scrittore Pino De Luca che ha saputo usare parole giuste per descrivere i fatti. Contenuti preziosi i suoi. Che trovate qui sotto per sua gentile concessione. Grazie Pino
08.05.2022, domenica.
Da estasi. Eccomi dunque al cospetto dopo una sera vissuta in un tumulto emozionale nel quale sono stato in grado di commettere UNA sola trasgressione (due calici di Brunello di Montalcino Castelgiocondo 2017 da una magnum spettacolare), ma anche di provare momenti di vera felicità.
Il primo è stato conoscere Villa dei Fiori in quel di Gallipoli. Una struttura al limite dell’onirico. Poi quello di incontrare Giovanni e signora e, ovviamente, di rivedere Antonio e Gigi.
La mise enplace e l’asset del personale propendevano per una serata che si era preannunciata come favolosa.
Le mie impressioni? Un tentativo serio (e ottimamente riuscito) di rilanciare la ristorazione degli eventi dopo lo scatafascio degli anni del CoVid. Antonio (food) e Gigi (beverage) hanno messo in piedi una “deprovincializzazione” del wedding senza rinunciare per nulla all’identità terittoriale marcata e decisa.
Ero felice davvero, idee raccontate per decenni si sono materializzate, diventando visibili, percettibili e gustabili. Ero felice perché la cucina si è fatta narrazione del mondo intero, la contaminazione è giunta all’acme ma senza mai perdere le radici profonde. Noi siamo noi, né migliori né peggiori di nessuno, che a tavola e a letto i gentiluomini non fanno paragoni (sulle gentildonne non so dire), e l’unica cosa che mi ha fatto riflettere una ‘nticchia è che ho dovuto aspettare un calabrese di Paola ed un laziale di Terracina per dimostrare che si può essere portatori di “lusso fruibile” senza devastare il pianeta e lasciando nel palato e nell’olfatto ricordi indelebili.
Mi è tornato in mente un grande uomo, un grande attore che si chiamava Ugo Tognazzi e che in cucina era straordinario.
Per fare innovazione e servirla come si deve a 120 persone bisogna essere bravi, molto bravi. Si può somigliare a Ugo Tognazzi in cucina, oppure ispirarsi al conte Mascetti, straordinario personaggio interpretato dal medesimo ed inventore della “supercazzola con scappellamento a destra, o a sinistra”. E ho l’impressione che siamo pervasi da supercazzolari che hanno moltiplicato gli scappellamenti. Up, Down, Back e Front.
Cosa racconto di ieri. Due iperbole ed un centro di gravità ineludibile.
Il risotto bifronte (liquirizia e nduja) un assoluto di Calabria in ogni sua ompanente dal riso allo zafferano che è un assoluto nel valore da qualunque parte si guardi. Alla salute di chi racconta di una cucina calabrese semplice ed arcaica.
Per le iperbole due proposte “difficili”, una fuga di paste (Carla Latini) e pomodori che richiama l’ouverture del Guglielmo Tell e cita letterariamente Fofò Ferriere e la sua cultura del pomodoro; un secondo piatto complessissimo ma inebriante: manzo podolico, scampo e ikura affrontati da stracciatella e tartufo nero del Salento.
Per chi ama il piacere della bocca netta dopo il pasto un esercizio di altissima classe: da notare che non c’è né olio né sale ma il connubio dei sapori è semplicemente indimenticabile.
Poi ci sarebbero tante altre cose, ma poi finisce il tempo e comincia l’ora di mettersi al lavoro.
E, dunque, vi saluto e saluto anche l’avvocato Rizzo e, suo tramite, anche suo marito. Uno di quei silos di conoscenza alimentare che una amministrazione pubblica seria dovrebbe tutelare come tra i più sacri beni immateriali dei quali dispone questa splendida terra.
Una felice domenica a voi. E prima di cercare paradisi lontani guardatevi intorno, magari un angolo di eden lo avete a due passi e magari ci abita Alessandro Pastore, che magari non sarà un angelo dopo la morte ma ha idee che rendono più felice la vita.
P.S.
I vini eccellenti, mi sono affidato soprattutto a velenosi con il rosa di montepulciano (rosa tenue di facilissima beva) e la Lacrima di Morro sempre extra ordinaria.