
Marisa Rossetti
Ecco, finalmente, uno spazio per poter scrivere. Tutta la mia fantasia prenderà il volo e le mie parole correranno senza limiti di spazio né di tempo. Vado avanti, facendomi strada fra tutte le idee che mi frullano in testa e farò piano, piano nel prendere per mano la mia memoria e parlare, parlare ed ancora parlare nel ricordare tutte le mie reminiscenze senza dimenticarmi di nulla.
(Nota mia, Marisa Rossetti è la mia mamma. Sono riuscita a convincerla a raccontarsi. Per non dimenticare e fermare, nero su bianco, la sua vita nei ricordi. E spero che questo sia il primo di tanti racconti.)
La storia del gatto Cicci Bonsibò

Cicci Bonsibò era giallo come il gatto di Matisse
Ero molto piccola, avrò avuto forse 5 anni, e mio padre si divertiva molto volentieri con me. Mi prendeva in braccio e tutta la sua fantasia prendeva il via e strane storie, piene di allegria, facevano capolino fra le sue idee colme di risate e di buonumore. Sedevo sulle sue ginocchia nel suo studio, di fronte alla sua scrivania, ed alla sera, prima di cena, cominciava l’avventura. C’era una volta un gatto che si chiamava Cicci di nome e Bonsibò di cognome. Era il gatto di casa, entrava ed usciva a tutte le ore miagolando dietro la porta. Era il nostro porta fortuna e tutti, in casa, giocavamo con lui. Seduta sulle ginocchia di mio padre guardavo Cicci, sdraiato sul porta carte e ridevo ad ogni mossa che faceva. Miagolava senza fare alcun movimento, si sdraiava ancora meglio stirandosi, allungandosi ed emettendo lievi mugolii. Papà lo stuzzicava con una penna, dopo averlo guardato un bel po’, e gli faceva solletico sul collo e sulle zampette. Io ridevo, ridevo a crepapelle mentre Pasqualina ci chiamava per la cena. Una sera, mentre mio padre mi prendeva in braccio pe portarmi in bagno a lavarmi le mani, il gatto era sgattaiolato verso la porta di casa e, aspettando che Pasqualina gli aprisse, si leccava le zampette con fare civettuolo. Ci mettemmo tutti a tavola e mangiammo con appetito mentre Cicci Bonsibò correva giù per le scale alla ricerca di qualcosa che solo lui conosceva. La sera era arrivata e dalle finestre si vedeva il cielo imbrunire piano mentre noi ci alzavamo dalle sedie con fare stanco. Era arrivata la notte e fra uno sbadiglio e l’altro andavamo alla ricerca del nostro giaciglio. Il sonno prese il sopravvento e dopo un po’ si sentiva il lieve respiro di mio padre che dormiva saporitamente. La mattina dopo, mentre ci alzavamo tutti, sentimmo la voce di Pasqualina che diceva: “ il gatto non è tornato!”. Fu l’inizio di un calvario che mise tutti noi alla ricerca di Cicci Bonsibò e mentre si correva lungo le scale si chiamava forte “Cicci” con la speranza che lui sentisse e che ci desse un segno della sua presenza. Niente da fare: il silenzio sembrava ingigantirsi e nessuno rispondeva al nostro appello. Lo chiamammo per tutta la giornata, lo cercammo ovunque ma Cicci Bonsibò non rispondeva. Era sparito! Passarono i giorni ma il nostro gatto non tornava, ma dove poteva essere? L’umore di casa si fece buio e nessuno più parlava, mio padre taceva, mamma ogni tanto chiamava, senza risposta, mio fratello girava i dintorni di casa con la speranza di vederlo, io ……piangevo! Pasqualina, la nostra adorata Tata Pasqualina, andava come al solito a fare la spesa ed ogni stradina era la sua strada per tornare a casa. Ma di Cicci non c’era neanche l’ombra. Passarono i mesi ma il nostro gatto non si fece né sentire, né vedere e noi ci abituammo alla sua assenza. Era senz’altro un’altra casa……non era più il “padrone di casa” ed ogni angolo sembrava rispecchiare i suoi occhi ammiccanti. Da quel momento nessun gatto entrò più in casa mia e l’amore appassionato per i gatti ci seguì per tutta la vita.