Faiolo – Questa è una storia di amici d’infanzia e di paese, diventati quasi parenti. Una storia contadina che ha la terra come punto di contatto e di arrivo. Una storia italiana dove il secondo mestiere non è per necessità, ma per voglia e potrebbe pure, a dio piacendo, diventare un giorno il primo.
Storia di due maturi ragazzi, Angelo Ricci e Diego Cinfrignini, che lavorano in ditte concorrenti che costruiscono trasformatori elettrici e che decidono, il giorno in cui Angelo acquista un po’ di terra, di darsi alla coltivazione dell’aglione.
Nasce così l’azienda agricola Pianella, nomen omen di uno spicchio d’altopiano dove sorge Faiolo, frazione di Montegabbione, al cui lustro di certo contribuisce il bar Ciaric’è (c’è un’altra volta) di cui avevo parlato molte lettere fa in questa rubrica.
Per entrare in tema, rileggiamo la definizione che l’Accademia dei Gergofili dà dell’aglione: «L’aglione della Valdichiana appartiene alla famiglia delle Alliaceae come i suoi parenti aglio e cipolla, ma a differenza di questi ultimi l’aglione è caratterizzato da un odore e da un sapore molto più delicato e dolce tanto che si presenta più gentile al nostro palato. Inoltre è più digeribile dell’aglio ed è versatile in numerose preparazioni culinarie. L’aglione contiene numerose sostanze benefiche, tra le quali flavonoidi, minerali, vitamine e fruttani, questi ultimi svolgono una funzione prebiotica e favoriscono la crescita del microbiota intestinale. L’aglione contiene anche composti sulforati, tra i quali l’alliina, che hanno proprietà antibatteriche e antiossidanti e possono inibire l’angiogenesi tumorale; inoltre i composti sulforati aiutano ad abbassare la pressione arteriosa e i livelli di glucosio nel sangue».
Da questa pertinente descrizione si capisce quanto si possa rimpiangere di non essersi dati all’aglione prima. Tant’è; l’aglione (detto anche elephant garlic, aglio elefante, perché un singolo spicchio può essere più grande di un bulbo d’aglio comune) oltre che nella vicina Val di Chiana, tra Arezzo e Chiusi, ha ora due nuovi produttori, carichi delle migliori intenzioni.
Se si dovesse usare una frase ad effetto, si può dire senza paura di essere smentiti che la delicatezza dell’aglione è tale che «non si rinfaccia». Nobile qualità.
Un terreno vergine, concimato solo con la cenere
Il campo di argilla e limo, inaugurato quest’anno con l’aglione, ha una superficie di due ettari ed è in grado di produrre a regime un quintale e mezzo di bulbi. Proprio, perché si tratta di terra senza chimica, di posto naturale, Angelo e Diego hanno deciso di lasciarla com’è per vedere come rimane, usando come concime solo la cenere del camino. Un metodo autarchico, oggi più che mai utile al benessere di chi compra. Naturalmente, per aiutare la terra bisogna accarezzarla, evitando di sollevare troppo profondamente le zolle, togliendo umidità e disperdendo al vento l’humus.
Per questo, Diego che viene da una famiglia con l’estro della meccanica, ha inventato un attrezzo che si muove elegantemente tra le file di pianticelle. L’ha battezzato riccio in attesa di farselo brevettare. Si applica a una comune moto zappa, muovendosi in equilibrio su tre ruote. I denti, posti alla giusta distanza, rivoltano lungo le file la terra quanto basta.
Stufare non soffriggere
La delicatezza dell’aglione proporzionata alla sua mole richiede un’unica, fondamentale accortezza: non trattarlo come se fosse un qualsiasi aglio. L’aglione non si soffrigge, ma si stufa, rompendolo con la forchetta e facendolo cuocere con il condimento.
Chi volesse assaggiare l’aglione della val di Chiana, ma fatto a Faiolo da due amici può scrivere a aziendaagricola@pianellamail.com, telefonare al 345. 6496106 o al 346. 6363298.
Altrimenti, passando per Faiolo e proseguendo fino a Montegabbione può chiedere alla Bottega del Monte (0763. 837035).