Farò piano nel prendere per mano la mia memoria, di Marisa Rossetti
Ecco, finalmente, uno spazio per poter scrivere. Tutta la mia fantasia prenderà il volo e le mie parole correranno senza limiti di spazio né di tempo. Vado avanti, facendomi strada fra tutte le idee che mi frullano in testa e farò piano, piano nel prendere per mano la mia memoria e parlare, parlare ed ancora parlare nel ricordare tutte le mie reminiscenze senza dimenticarmi di nulla.
Sotto il piatto del maggiore tedesco
Avevo quasi otto anni, ero una bambina alquanto matura e ogni cosa mi sembrava più grande di quello che era. Forse perché trascorrevo le ore alle prese con i tedeschi che abitavano nella stessa casa nostra, fuori Pescara, o forse perché ero più grande dell’età anagrafica che mi portavo dietro. C’era la guerra, avevamo tutti tanta, tanta paura, e la notte mi abbracciavo a mio padre che mi lasciava un po’ di posto nel suo letto. La notte non si dormiva. I tedeschi cominciavano a fare rumore verso le 4 del mattino e continuavano fino verso le 6, quando mettevano in moto i loro carri armati si sentivano per lungo tempo, lungo la strada che percorrevano per andare in battaglia. La sera, quando tornavano, c’era sempre qualche soldato che non rispondeva all’appello! Io passavo i giorni non ricordo come, forse uscivo con Pasqualina per fare la spesa o forse stavo a casa con mamma e papà per ascoltare la discussione su qualche processo che mamma, donna intelligentissima, porgeva a papà per aiutarlo un po’ in tutta la sua disquisizione. Finché, un giorno, i miei genitori invitarono a cena il maggiore che comandava i pochi soldati che si erano fermati a casa nostra e il suo attendente. Pasqualina cucinava da Dio e papà ci teneva che si facesse bella figura di fronte al capo di quello sparuto gruppo di soldati. Non ricordo quale fu il menu di quella sera, ricordo solo che io, vestita, come una bambolina, capeggiavo la tavola di fronte al maggiore che ogni tanto mi sorrideva. Piano, piano la serata si animò e Pasqualina fu, diventando sempre più rossa, la vera protagonista della serata. Grande fu la cortesia del maggiore e mio padre fece di tutto per essere gentile e ossequioso. Quando la cena finì Pasqualina cominciò a sparecchiare, mio padre con me prese le scale per andare a dormire e mamma rimase in cucina per finire di mettere a posto le stoviglie messe in uso. Poi ci fu una sorpresa grandissima: sotto il piatto del maggiore c’era una somma di denaro alquanto alta. Io non seppi mai nulla sulla cifra ma mamma e papà poterono andare avanti senza difficoltà alcuna. Il giorno dopo il maggiore partì senza salutarci, era senz’altro un addio.
Immagine fotografica tratta da Modellismo Salento