La nostra avventura in Sardegna era finita ed ora c’era la nuova città, il nuovo lavoro, le nuove amicizie, la nuova casa e, soprattutto, la vicinanza a Pescara che mi rimaneva sempre nel cuore. Mio marito aveva dovuto visitare tutta la città per trovare un edificio consono ai dipendenti di tutto l’Ente e, finalmente, un giorno tornò tutto sorridente: aveva trovato, su di una collina della Città, un maestoso palazzo che poteva essere l’Ente di cui si andava da tempo alla ricerca. La fermata dell’autobus era sotto casa, per lui era una sciocchezza andare e venire, mentre io andavo con la macchina dopo aver accompagnato Carla a scuola. Il tempo passava e le mie amicizie cagliaritane mi scrivevano sempre, avevo tanta nostalgia ed anche se anelavo al rientro in Continente, la Sardegna mi era rimasta nel cuore. Anche ora, dopo tanti anni, ripenso all’Isola meravigliosa che, per forza di cose, avevo lasciato con le lacrime agli occhi. Sono rimasta ad Ancona per più di trentanni e ben presto mi feci apprezzare per la mia buona volontà nel lavoro. Mia figlia cresceva sempre più bella, somigliava al padre e con lui aveva un rapporto meraviglioso. Erano padre e figlia e nello stesso tempo due amici che si dicevano le cose anche le più personali. Mio marito era felice e spesso uscivano insieme per fare una passeggiata e ritornavano allegri e contenti. Ma la tragedia stava per abbattersi sopra le nostre spalle e mio fratello, di appena 47 anni, morì in tre giorni lasciando noi in pieno dolore. Era più grande di me di 12 anni e, nonostante tutto, eravamo buoni amici; ricordo quando rientrava la sera, un po’ sul tardi, mi cercava, io dormivo con mamma, ed ero felice di stare un po’ con lui dividendo la sua cena. Era un po’ goloso e la salsiccia cruda e un po’ dura era la sua cena migliore. Ora l’abitudine ha fatto strada e, da tanti che eravamo, sono rimasta solo io e mia cugina Isabella che abita ancora a Pescara. Vado avanti mentre mia figlia cresce e noi genitori dovevamo stare attenti ai suoi corteggiatori che le facevano la corte ma lei aveva con me una confidenza straordinaria ed io sapevo tutto di lei. Eravamo una bella famiglia e quando mia madre e Pasqualina (la nostra tutto fare) dovettero trasferirsi ad Ancona la mia famiglia diventò ancora più bella. Le amiche di Carla venivano a casa pur di parlare con nonna Agnese e lei aveva parole dolcissime per tutti, dava consigli a tutti e le volevano molto bene. La nostra cara nonna Agnese! Di nuovo un’altra tragedia, mia Madre morì a 86 anni di prima mattina, e fu un altro dolore fortissimo che travolse anche Pasqualina che, non avendo più la sua cara amica da accudire, voleva ad ogni costo andare via. Si convinse solo quando vide tutta la famiglia starle vicina, Carla la chiamava zia, noi le avevamo dato da gestire tutta la casa e lei pensava alla spesa, alla cucina ed al buon andamento della famiglia. Non aveva più nessuno di famiglia e sarebbe stata sola con tutti i suoi ricordi. Venne da noi appena ragazzina e quando morì aveva 93 anni. Per me era come se fosse “mamma”, per mio marito un’amica cara, per mia figlia era zia, nonna e forse anche mamma.
Io e Papà Pippo durante une delle tante traversate Cagliari/Civitavecchia