Altre strade, altre storie
Un portolano di terra per viandanti
di Nicola Dal Falco
Fa piacere ricevere in dono e scrivere di libri così, a metà strada tra il diario di un paesaggio, l’album di foto di famiglia e la guida. La guida che indica tappe, svolte, tempi e distanze è sempre una guida spirituale. L’invito a farsi luogo. Poi, certo, dipende dal nostro stato d’animo, più o meno rinselvatichito, di trovare un passo lento, senza cercare l’ennesima sfida.
Ma già nel lungo sommario al titolo, Itinerari sulle strade bianche tra Lazio, Umbria e Toscana. Storie di resistenza rurale, si capisce dove gira il fumo.
Un invito al viaggio, democraticamente deciso, a piedi o seduti in macchina, consapevoli che gli itinerari, suggeriti da Adio Provvedi con la collaborazione di Filippo Belisario e di Pietro D’Antoni che ha curato le illustrazioni e le cartine, sono facili, ma non privi di inconvenienti.
Vale la pena ricordarli con le loro parole: «la polvere d’estate, il fango d’inverno, le buche». Un elenco anti romantico che ha il pregio di metterci in media res, ritrovando qualcosa che apparteneva ancora di diritto solo a qualche generazione fa.
Perché dicevamo portolano di terra? Perché, in questo scritto arguto e preciso, non sono riportati solo i segni fisici, ma anche le osservazioni dirette dei capitani che hanno navigato da decenni per queste lande.
E i loro curriculum lo attestano: Aido Provvedi, l’ideatore del libro, è cresciuto in un podere del, è cresciuto in un podere del comune di Acquapendente, oste all’osteria di Villalba, scrittore, fotografo, sociologo e, soprattutto, “vagante” per boschi campagne, città e osterie;
Filippo Belisario, geologo, collabora nel campo del turismo sostenibile con la Riserva Naturale Monte Rufeno; Pietro D’Antoni è, nell’ordine, illustratore dal 1971, cuoco dal 2004, antifascista dalla prima elementare, direttore delle Officina Grafiche Nullasaccio.
L’indice è diviso in tre capitoli: Umbria-Toscana; Toscana-Lazio; Lazio-Umbria, con itinerari ed escursioni che restituiscono la continuità e la circolarità dell’andare e venire.
Ogni capitolo si completa con una serie di schede che approfondiscono e aggiornano la mappa mentale, aprendo finestre sull’allevamento di vacche, pecore e maiali, i calanchi, la mezzadria, la viabilità storica, le miniere di mercurio, la migrazione dei pastori sardi, la riforma fondiaria, i vigneti, le case coloniche, ma anche, qualcosa che può suonare elegiaco ed è, invece, cultura materiale come quando si parla di fratte, siepi e alberi camporili o di villani; nome di coloro che vivevano in paese e ogni giorno andavano a lavorare in campagna, diventando però villani “grassi” se del campo erano padroni.
Figure pendolari a cavallo dell’asino nella tripla funzione di «mezzo di trasporto, da lavoro e… da compagnia».
Può capitare di osservare la caldara di un vulcano di 800.000 anni fa che seminò di massi lavici il bosco del Sassetto; di raggiungere la località San Magno, nota come Purgatorio, grazie alla possibilità di ottenere, il 19 agosto, un’indulgenza plenaria per i propri peccati; di incrociare la targa sul muro della fattoria Bramini, che ricorda la sosta forzata di Galileo Galilei, diretto a Roma per affrontare l’Inquisizione e costretto a fermarsi per un’epidemia di peste.
O, più prosaicamente, individuare una pianta di pere invernili che restano a maturare sui rami anche quando hanno perso le foglie.
Di scorci, poderi, notizie di ogni genere è pieno il libro, ma anche storie recentissime, di nuovi agricoltori e allevatori che si sono ripresi un po’ del vuoto culturale e imprenditoriale, perso negli ultimi decenni di abbandono.
Esempi contemporanei di resistenza rurale.
Il libro sorprende anche per le appendici dedicate a un elenco di posti per mangiare, dormire, acquistare, a i nomi dialettali di alberi e arbusti, di animali selvatici, di paesi nonché nomi propri di vacche, buoi, somare, asini, muli: da Cirellina a Sciurecchione, da Ambalagi a Groppasecca che andrebbero mandate a memoria e recitate nei momenti di sconforto.
E, infine, cosa curiosa, gli autori hanno sentito il bisogno di suggerire una playlist di brani, adatti alle loro orecchie, per questo o quel itinerario.
Il libro si può comprare (con dedica) all’ Hosteria di Villalba SP 50, 05011 Allerona TR telefono: 392 158 4805
Altre strade
di Adio Provvedi,
con la collaborazione di Filippo Belisario
illustrazioni e cartine di Pietro D’Antoni
15 euro