Dolomiti – Sto parlando con Helga Alton, imperterrita camminatrice e animo botanico, già bibliotecaria all’Istitut Ladin di San Martin de Tor e contabile. Dico così non per vezzo, ma perché, in certi casi la montagna ti aderisce addosso e guardare i fiori serve a conoscerne i segreti. Tanto più se questo elementare piacere della vita (guardare i fiori) oltre ad essere umanissimo s’innesta con il ricordo del padre cacciatore.
I prati dell’Armentara erano per ambedue un paesaggio di scoperte. E tanto per entrare in argomento, Helga ha aperto un vasetto che aveva con sé e ha versato all’interno del tappo qualche bacca di sorbo dell’uccellatore, velenose se le cogli dall’albero, buone, anzi buonissime essiccate o cotte per farne marmellata, una volta trasformato l’acido sorbico.
«Dopo la tempesta Vaia che ha spazzato intere porzioni di boschi, in molti spazi lasciati liberi da abeti rossi e larici sono spuntati i sorbi. Queste bacche le ho colte nella zona di Corvara andando verso Campolongo».
Le chiedo quale è stato il momento in cui ha scelto veramente di farsi botanica. Mi risponde: «quel giorno che salendo sul Picco dei Tre Signori in Val Aurina ho scorto in mezzo alla neve un bouquet di sassifraga, color fucsia, detta anche spacca sassi. Ecco, a essere sincera, mi sono innamorata dei fiori d’alta quota che annunciano la primavera: sassifraga, soldanella, pulsatilla…».
Helga Alton si è, via via, specializzata nelle piante selvatiche che hanno virtù curative, stringendo ancor di più il legame con la montagna che si concretizza in un costante richiamo, nella persuasione di stare bene circondata da piante e rocce.
Un’abitudine favorita anche dal fatto di portare avanti insieme al marito il rifugio Űtia L’ Tamá a Badia, sulla strada Rainé, al numero 25, a metà circa della pista da sci Santa Croce.
Per vostra informazione, il menu del rifugio che si trova a 1.500 metri, serve un pregevole tris ladino a base di canederlo agli spinaci, canederlo al formaggio, mezzelune ripiene di ricotta e spinaci. Tenetevi spazio anche per il kaiserschmarren, travolgente frittata dolce con farina, latte, uova, zucchero, vanigliato, una sultanina e mele. Ricette a dir poco corroboranti.
Helga ha già realizzato e presto proporrà alcuni prodotti che è facile definire a centimetro zero: dal sale aromatico al pesto alle erbe selvatiche, all’aceto sempre d’erbe selvatiche, dagli sciroppi dissetanti ai sali da bagno, ai cuscini d’erbe aromatiche, ai liquori alle erbe e frutti spontanei.
Un’occasione per conoscerla sono le conferenze e le gite istruttive che organizza nel bosco. Ce ne sono in programma ogni giovedì, dalle 9 alle 13, per tutto il mese di settembre con la Cooperativa turistica Alta Badia e, poi, durante i due incontri, fissati per l’11 gennaio e e il 14 marzo 2024 in collaborazione con il sodalizio Noi Ladini in cui presenterà alcuni alberi come il ginepro, il larice, l’abete rosso. In questo caso, ai partecipanti sono proposte due ore da passare nel bosco e una nel rifugio di famiglia, sorseggiando una tisana d’erbe o uno sciroppo rinfrescante di ribes rosso e nero.
Nel suo erbario personale, che usa quando racconta vita e miracoli delle piante selvatiche, sono sempre riportati i nomi in latino, italiano, tedesco e ladino. Attenzione cortese.
Di fiore in fiore
Sfogliando l’erbario di Helga Alton, troviamo alcune piante degne di nota.
La prima è l’olmaria comune che appartiene alla famiglia delle rose e prospera nei terreni acquitrinosi.
«Ha un aroma dolce – spiega – che ricorda il miele, la vaniglia, la mandorla. Il profumo è simile a quello dell’erba tagliata. I suoi fiori possono completare i dessert, per esempio la panna cotta. D’estate la uso per fare sciroppi dissetanti, mentre d’inverno, la tisana aiuta negli stati influenzali e in caso di febbre. Nella pianta è presente l’acido salicilico, lo stesso principio attivo dell’aspirina. In tedesco è nota anche come regina dei prati mentre in ladino il nome comune è berba de cioura de parü, cioè barba di capra di palude».
L’Achillea nota, invece, per le sue proprietà digestive e cicatrizzanti, è chiamata in ladino ciarí mat, cumino matto. In cucina, le foglie si usano nell’insalata e sono buone per fare il pesto. Insaporiscono il burro, salandolo e una volta essiccate si possono aggiungere al sale insieme al rosmarino. L’Achillea, associata all’eroe greco per l’uso antico di fermare il sangue, è una pianta che accompagna le donne dall’adolescenza alla menopausa, regolando il ciclo mestruale.
Helga mi ha anche ricordato che funziona come un semaforo per i greggi di pecore. Se mangiano solo le foglie, vuol dire che sono in forma, se mangiano anche il fiore hanno, invece, dei problemi di stomaco.
Per la bellis perennis o Pratolina il dettaglio curioso sta proprio nelle punte dei petali di un bel rosso vivo. Indicano la sostanza che le protegge dal caldo e dal freddo. Una pratolina resiste anche a dieci gradi sotto zero. I ladini la conoscono come Alcina (piccola anatra) prediletta com’è anche dalle oche.
«Io la metto intera, foglie comprese nell’insalata – precisa Helga – ci decoro i piatti e la aggiungo nella minestra alle nove erbe, di tradizione austro-tedesca. Con la gemma della pratolina si possono preparare, poi, dei falsi capperi, condendoli con sale e aceto».
Infine, diciamo qualcosa della carota selvatica, ricca di vitamina A, vitamina C, ferro, calcio, potassio, utile e bella, tanto bella che Elisabetta d’Asburgo ne prendeva a modello la corolla per i suoi certosini lavori di ricamo. Senza dimenticare la credenza popolare che riconosceva nella carota selvatica un possibile anticoncezionale.
La sua radice è gialla come tutte le carote originarie. L’arancione con cui le conosciamo ora è il frutto di una selezione ottenuta dagli olandesi, fedeli al blasone della casata reale degli Orange.
La carota selvatica è una pianta che per attirare gli insetti mette in bella mostra un unico fiore centrale rosso scuro, quasi nero.
Piccola bibligrafia fiorita
Quando lavorava in biblioteca all’Istitut Ladin, Helga Alton consultava spesso il grosso volume della Flora Helvetica, di Konrad Lauber, Gerhart Wagner e Andreas Gygax, una summa che descrive più di tremila specie vegetali. Le abbiamo chiesto di fare un piccolo elenco di libri utili, per avvicinarsi alla flora dolomitica:
Che fiore è questo? Identificazione facile in base ai colori di, Margot Spohn, Marianne Golte-Bechtle, Roland Spohn, Roma, Ricca Editore, 2017
La forza delle erbe. 350 ricette e suggerimenti per il benessere, la bellezza, la cucina, la casa e l’orto di Irene Hager, Alice Hönigschmid, Astrid Schönweger, Löwenzahn-Verlag/Athesia-Verlag, 2018
Il mio libro delle erbe. Sostanze, erbe spontanee, loro utilizzo nella storia e oggi di Sigrid Thaler Rizzolli.
Chi vuole contattare Helga Alton può telefonare al numero 349.8229288.